27 marzo 2025
Stai valutando il divorzio consensuale e vuoi capire come funziona, quanto costa e quali sono le alternative? In questa guida chiara e completa trovi tutte le risposte: dalla richiesta di divorzio di un solo coniuge all'indicazione della procedura di divorzio congiunto, da come chiedere il divorzio ai casi in cui si può procedere senza passare dal Tribunale. Scoprirai anche quanto costa il divorzio consensuale, da cosa dipende il costo effettivo e cosa cambia in presenza di figli. Se ti stai chiedendo come divorziare nel modo più semplice e con l’aiuto di un avvocato per divorzio, questo articolo ti aiuterà a orientarti con consapevolezza.

Divorzio consensuale o congiunto: cos’è e quando si può fare?
Il divorzio consensuale, chiamato anche divorzio congiunto, è una procedura che consente ai coniugi di sciogliere il matrimonio (o far cessare gli effetti civili in caso di matrimonio concordatario) di comune accordo, evitando una causa giudiziale. Si parla di “consensuale” o “congiunto” proprio perché entrambi i coniugi devono essere d’accordo non solo sul fatto di divorziare, ma anche su tutte le condizioni da regolare: affidamento dei figli, mantenimento, divisione dei beni, assegnazione della casa coniugale, ecc. Questa modalità, più rapida e meno conflittuale, è spesso preferita perché permette di concludere la procedura in tempi contenuti e con costi inferiori rispetto al divorzio giudiziale. I coniugi possono scegliere se presentare l’accordo davanti al Tribunale oppure ricorrere alla negoziazione assistita da avvocati o, in determinati casi, al Comune. Per poter accedere al divorzio consensuale è in genere necessario che sia già avvenuta una separazione legale (consensuale o giudiziale), e che siano trascorsi almeno sei mesi dalla comparizione dei coniugi davanti al giudice della separazione (dodici mesi in caso di separazione giudiziale). In alcune situazioni particolari, però, è possibile chiedere il divorzio anche senza una precedente separazione.
Richiesta di divorzio di un solo coniuge: cosa succede senza accordo
Per procedere con un divorzio consensuale è necessario che entrambi i coniugi siano d’accordo, sia sulla volontà di porre fine al matrimonio, sia su tutte le condizioni economiche e personali da regolare. Questo significa che se uno solo dei due vuole divorziare, oppure se non si riesce a trovare un’intesa su anche uno solo dei punti fondamentali (come l’assegno di mantenimento, l’affidamento dei figli o la gestione dei beni), non è possibile attivare la procedura consensuale. In questi casi, il coniuge interessato a sciogliere il vincolo matrimoniale può comunque agire autonomamente presentando un ricorso per divorzio giudiziale. Si tratta di una vera e propria causa civile davanti al Tribunale, in cui il giudice è chiamato a decidere sia sulla cessazione del matrimonio, sia sulle condizioni patrimoniali, familiari e personali. La procedura giudiziale si articola in più fasi. Dopo il deposito del ricorso, il giudice fissa un’udienza presidenziale, nella quale ascolta le parti e può adottare provvedimenti provvisori: ad esempio, l’assegnazione della casa coniugale, l’affidamento dei figli e la regolazione temporanea del mantenimento. Segue poi una fase istruttoria, con la possibilità di produrre documenti, memorie e prove (comprese testimonianze), che può durare anche diversi anni. Solo alla fine, il giudice pronuncia la sentenza definitiva di divorzio. In alcuni casi, è possibile chiedere che venga pronunciata subito una sentenza parziale sullo status, ossia che venga sciolto il vincolo matrimoniale senza attendere la definizione di tutte le questioni economiche e familiari, che verranno poi regolate in un secondo momento. Il divorzio giudiziale è quindi la strada obbligata quando manca il consenso dell’altro coniuge, ma comporta inevitabilmente tempi più lunghi, costi maggiori e un maggiore coinvolgimento emotivo e processuale.
Cosa cambia rispetto alla procedura giudiziale
Quando i coniugi riescono a trovare un’intesa, possono evitare la strada della causa e percorrere invece quella del divorzio consensuale (o congiunto), molto più semplice, rapida ed economica. La differenza principale rispetto al divorzio giudiziale consiste proprio nell’esistenza di un accordo completo, che consente di risolvere la situazione senza contenzioso. Nel divorzio consensuale, i coniugi presentano un accordo già definito, che viene poi formalizzato tramite il Tribunale, la negoziazione assistita o – in alcuni casi – direttamente davanti all’ufficiale dello stato civile del Comune. Non è necessario affrontare un processo, non servono prove né testimoni, e spesso non è nemmeno indispensabile che ciascun coniuge abbia un avvocato distinto (cosa invece obbligatoria nel divorzio giudiziale). La procedura consensuale si svolge in tempi molto più brevi. Nel caso in cui si opti per il Tribunale, è sufficiente il deposito di un ricorso congiunto: il giudice fissa un’udienza e, se ritiene l’accordo conforme all’interesse dei figli e alla legge, lo omologa nella stessa giornata. La causa si chiude spesso in pochi mesi, contro gli anni di una causa giudiziale. Inoltre, i costi sono solitamente inferiori. La possibilità di condividere l’assistenza di un solo avvocato – o comunque la minore complessità della pratica – rende la procedura più accessibile anche dal punto di vista economico. La scelta tra divorzio consensuale e giudiziale dipende quindi esclusivamente dal grado di collaborazione tra i coniugi. Quando c’è dialogo e volontà di definire in modo costruttivo la fine del matrimonio, la procedura consensuale rappresenta una soluzione vantaggiosa sotto ogni profilo: tempi, costi e serenità.
I presupposti per la richiesta congiunta
Come regola generale, il presupposto per poter chiedere il divorzio consensuale è quello della previa dichiarazione di separazione. Nel nostro ordinamento, di massima, è infatti necessario prima separarsi e poi chiedere il divorzio, congiunto o giudiziale che sia. In particolare, si prevede che tra separazione e divorzio passino almeno 6 mesi se la separazione è avvenuta in modo consensuale e, invece, dodici mesi se la separazione era stata giudiziale. Il termine dei 6 mesi si fa decorrere non dalla sentenza ma dal momento di poco antecedente in cui i coniugi sono comparsi davanti al giudice. Ci sono poi dei casi limitati in cui il divorzio consensuale può essere fatto immediatamente, senza una previa separazione. Si tratta in particolari di ipotesi riconducibili a questa casistica: quando il coniuge ottiene all’estero lo scioglimento o l’annullamento del matrimonio oppure quando il coniuge contrae all’estero un altro matrimonio; nell’ipotesi in cui sia accertato il compimento di reati particolarmente gravi a carico di uno dei coniugi; ove il matrimonio non sia stato consumato; sia passata in giudicato la sentenza di rettificazione di attribuzione del sesso.
Documenti per il divorzio congiunto: cosa serve davvero all’avvocato
Per presentare un ricorso congiunto per il divorzio consensuale è necessario allegare una serie di documenti, la cui elencazione è stata resa più rigorosa con la riforma Cartabia. Il nuovo art. 473-bis.12, comma 2, del codice di procedura civile stabilisce infatti che, anche nei procedimenti consensuali, debbano essere prodotti i documenti che consentano al giudice (o al pubblico ministero, nei casi di negoziazione assistita) di valutare l’equilibrio dell’accordo e la situazione economica e familiare delle parti. In particolare, devono essere allegati:
- le dichiarazioni dei redditi degli ultimi tre anni di entrambi i coniugi;
- la documentazione relativa alla titolarità di diritti reali su beni immobili e mobili registrati (come auto, moto, imbarcazioni), nonché la titolarità di quote sociali;
- gli estratti conto bancari e finanziari relativi agli ultimi tre anni, inclusi conti correnti, investimenti e depositi.
Oltre a questi documenti economico-patrimoniali, la riforma ha introdotto un’altra importante novità in presenza di figli minori o non autosufficienti: è necessario allegare un piano genitoriale. Si tratta di un documento che deve descrivere in modo dettagliato:
- la vita quotidiana dei figli,
- gli impegni scolastici ed educativi,
- le attività extrascolastiche,
- le frequentazioni abituali (come amici o familiari)
- e le vacanze generalmente condivise con ciascun genitore.
Il piano serve al giudice per valutare se l’accordo raggiunto tra i coniugi rispetta l’interesse del minore e garantisce continuità affettiva e organizzativa nella sua vita. Rimangono infine da allegare anche i documenti anagrafici principali:
- il certificato di matrimonio con annotazione della separazione,
- la copia autentica della sentenza di separazione (o dell’accordo di separazione in Comune o tramite negoziazione assistita),
- i certificati di residenza e stato di famiglia.
Nei casi in cui l’accordo contenga trasferimenti patrimoniali (come immobili, veicoli, quote societarie), sarà inoltre necessario allegare la relativa documentazione (visure catastali, atti di proprietà, eventuali bozze di atti notarili).
Aspetti da valutare prima di prendere una decisione
Scegliere come affrontare il divorzio è una decisione importante che non riguarda solo la forma giuridica, ma anche l’equilibrio personale ed economico dei coniugi. Prima di optare per un divorzio consensuale o per iniziare una causa giudiziale, è utile riflettere su alcuni elementi pratici, spesso decisivi nel determinare tempi, costi e sostenibilità dell’intero percorso. Occorre innanzitutto chiedersi se esista un margine di dialogo con l’altro coniuge. Il divorzio consensuale presuppone un’intesa completa su tutte le condizioni: dalla volontà di separarsi, alla gestione dei figli, fino agli aspetti patrimoniali. Anche quando il rapporto tra i coniugi è teso, può essere utile affidarsi a un professionista che favorisca una mediazione, perché un’intesa, seppur faticosa, può evitare anni di contenzioso. Un altro aspetto da valutare è la situazione economica complessiva. In presenza di patrimoni rilevanti, differenze di reddito o beni indivisi, l’accordo potrebbe richiedere tempo e negoziazioni. In questi casi, diventa essenziale avere un quadro chiaro dei propri diritti, dei doveri verso i figli e delle conseguenze fiscali o patrimoniali delle decisioni da prendere. Infine, è importante considerare anche il fattore tempo. Alcune coppie preferiscono una chiusura rapida, magari per ricostruire una nuova relazione, sposarsi di nuovo o semplicemente chiudere un capitolo della propria vita. In altri casi, invece, i tempi possono essere dettati da necessità logistiche, familiari o professionali. Conoscere le opzioni disponibili, e i relativi vantaggi, aiuta a compiere una scelta più consapevole.
Divorzio consensuale con figli: come tutelare i minori
Quando i coniugi che intendono divorziare hanno figli, l’accordo consensuale deve essere particolarmente curato, perché le decisioni prese avranno un impatto diretto sulla loro quotidianità. È necessario indicare con chiarezza dove vivranno i figli, come sarà regolato il tempo che passeranno con ciascun genitore, come si suddivideranno le vacanze e se sono previsti pernottamenti o spostamenti. Non meno importante è la regolazione degli aspetti economici. L’accordo deve stabilire se uno dei genitori dovrà versare un assegno di mantenimento all’altro e come saranno suddivise le spese straordinarie, come quelle scolastiche, mediche o sportive. In base alla situazione economica dei genitori e al tempo di permanenza dei figli con ciascuno, le somme potranno variare anche sensibilmente. Quando i figli sono minori o maggiorenni non autosufficienti, l’accordo dovrà essere sottoposto al controllo del giudice (nel caso di ricorso in Tribunale) o del pubblico ministero (in caso di negoziazione assistita), che ne verificherà la conformità all’interesse dei figli. In questo contesto, diventa obbligatorio allegare anche un piano genitoriale, cioè un documento che descrive la vita quotidiana dei figli, le loro abitudini, la scuola, le attività extrascolastiche e le relazioni familiari. Questo strumento aiuta l’autorità a valutare se la soluzione proposta dai genitori sia effettivamente adatta a garantire la stabilità affettiva e organizzativa necessaria alla loro crescita.
Quanto costa il divorzio consensuale: cifre indicative del costo dell’avvocato
Il divorzio consensuale ha un costo variabile, che dipende da molti fattori, tra cui il tipo di procedura scelta, la complessità dell’accordo e il numero di avvocati coinvolti. In linea generale, il costo può partire da circa 1.500 o 2.000 euro e salire in base alle specifiche esigenze del caso. Nella maggior parte delle situazioni, la spesa complessiva ammonta ad alcune migliaia di euro. Il costo può essere più contenuto quando i coniugi si rivolgono a un solo legale e presentano un accordo già definito. Se invece ciascun coniuge si fa assistere da un proprio avvocato o l’accordo richiede trattative più complesse – ad esempio per la presenza di immobili, quote societarie o figli – i costi aumentano. A incidere è anche la scelta tra ricorso in Tribunale e negoziazione assistita. Quest’ultima può essere più rapida, ma prevede sempre la presenza obbligatoria di due avvocati, anche in caso di accordo già raggiunto. Per questo, non è detto che la soluzione extragiudiziale sia sempre la meno costosa. Nel prossimo paragrafo vedremo più nel dettaglio quali elementi possono far variare il costo effettivo del divorzio consensuale.
Costo del divorzio consensuale: da cosa dipende davvero
Il costo del divorzio consensuale non è uguale per tutti e può variare sensibilmente in base a diversi fattori concreti, che è bene considerare prima di iniziare la procedura. Oltre alla modalità scelta – Tribunale, Comune o negoziazione assistita – a incidere maggiormente sul costo sono la complessità dell’accordo e le attività che l’avvocato dovrà effettivamente svolgere. Se l’intesa tra i coniugi è già completa e l’accordo è semplice, senza trasferimenti patrimoniali o questioni particolarmente delicate, l’attività dell’avvocato si riduce alla redazione del ricorso, alla predisposizione dei documenti e all’assistenza fino al deposito o alla firma. In questi casi, i costi possono rimanere contenuti. Ma se, al contrario, l’accordo deve ancora essere costruito, ci sono divergenze da superare, oppure sono presenti figli minori, patrimoni immobiliari, quote societarie o trasferimenti di beni, il lavoro richiesto sarà maggiore e il preventivo aumenterà di conseguenza. Incidono anche le modalità di rappresentanza legale: quando i coniugi si fanno assistere da un solo avvocato, i costi possono essere più bassi, anche se non è sempre la soluzione ideale. Nella negoziazione assistita, invece, la legge impone la presenza di due legali distinti, e ciò rende più difficilmente comprimibili le spese. Da non trascurare, infine, eventuali oneri fiscali o tecnici: per esempio, se l’accordo prevede la cessione di una casa, potrebbero essere necessarie consulenze notarili o tributarie. Inoltre, alcuni Tribunali richiedono l’allegazione di documenti ulteriori, o la predisposizione di atti integrativi, che possono comportare ulteriori oneri professionali. In sintesi, il costo del divorzio consensuale è tanto più contenuto quanto più l’accordo è chiaro, semplice e già condiviso dai coniugi. È per questo motivo che una valutazione iniziale con il proprio legale può aiutare a prevenire imprevisti e a stabilire da subito un preventivo realistico, adeguato alla situazione concreta.
Come divorziare senza andare in Tribunale
Negli ultimi anni, anche grazie agli interventi normativi più recenti, è diventato possibile ottenere il divorzio senza necessariamente passare dal Tribunale. Esistono infatti alcune procedure alternative, pensate per semplificare e velocizzare il percorso quando i coniugi sono d’accordo. Una delle principali possibilità è quella di rivolgersi al Comune, firmando l’accordo direttamente davanti all’ufficiale dello stato civile. Questa procedura, molto rapida e poco costosa, può essere utilizzata solo quando non ci sono figli minori o non autosufficienti e quando l’accordo non prevede trasferimenti patrimoniali complessi. In questi casi, i coniugi non sono nemmeno obbligati ad avere un avvocato, anche se è spesso consigliato per evitare errori formali o sostanziali. L’altra opzione è la negoziazione assistita, una procedura extragiudiziale nella quale i coniugi sono assistiti dai rispettivi avvocati, che li aiutano a formalizzare un accordo da trasmettere poi alle autorità competenti. Questa strada è percorribile anche in presenza di figli, ma prevede un controllo del pubblico ministero sul contenuto dell’intesa. Entrambe le soluzioni permettono di evitare l’udienza in Tribunale, ridurre i tempi e, in alcuni casi, anche i costi, pur con alcune differenze che approfondiremo nel prossimo paragrafo. Peraltro, anche la procedura in Tribunale può essere fatta senza la presenza delle parti fisicamente in tribunale potendo essere sostituita, con la riforma Cartabia, con il deposito di dichiarazioni sottoscritte dalle parti avanti al proprio difensore senza neppure incontrare il proprio coniuge.
Negoziazione assistita con l’avvocato divorzista: quando conviene davvero
La negoziazione assistita è una procedura alternativa al Tribunale introdotta per semplificare i procedimenti di separazione e divorzio. Si tratta di un accordo firmato dai coniugi con l’assistenza di almeno un avvocato per ciascuna parte, che consente di definire tutti gli aspetti del divorzio in modo extragiudiziale. È particolarmente utile quando le parti vogliono evitare i tempi e le formalità del Tribunale, ma desiderano comunque un’assistenza legale piena. Con la negoziazione assistita si possono regolare tutte le condizioni del divorzio: dalla cessazione del vincolo, all’affidamento dei figli, agli aspetti economici. Se ci sono figli minori, o figli maggiorenni non autosufficienti o con disabilità, l’accordo deve essere trasmesso al Procuratore della Repubblica, che ne valuta la conformità all’interesse dei figli. In caso contrario, rilascia un nullaosta, e l’accordo ha piena efficacia. Questa procedura consente tempi molto rapidi, spesso anche di pochi giorni, a seconda della disponibilità degli avvocati e dei tempi di risposta dell’autorità competente. Tuttavia, ha un limite importante: è obbligatorio che ciascun coniuge sia assistito dal proprio avvocato, a differenza di quanto accade in Tribunale dove, nei procedimenti consensuali, è possibile farsi rappresentare anche da un unico legale. Questo aspetto può incidere sui costi, rendendo la negoziazione assistita non sempre la soluzione più economica, pur rimanendo una delle più snelle ed efficienti sotto il profilo operativo.
Avvocato per divorzio: quando è necessario e come può aiutarti
Affrontare un divorzio, anche se consensuale, richiede attenzione, equilibrio e competenza tecnica. Per questo motivo è sempre utile affidarsi a un avvocato che conosca bene la materia e sappia guidare i coniugi nella scelta della procedura più adatta al caso concreto. Il ruolo dell’avvocato non si limita a redigere l’accordo o a depositare il ricorso: un bravo legale è in grado di prevenire conflitti, chiarire i dubbi, evitare errori e soprattutto tutelare l’interesse del proprio assistito in tutte le fasi del procedimento. Nel divorzio consensuale, la legge consente – nei casi in cui c’è pieno accordo – che i coniugi siano assistiti anche da un solo avvocato. Questa soluzione può essere conveniente sotto il profilo economico, ma non sempre è la più indicata, soprattutto quando è necessario approfondire aspetti patrimoniali complessi, valutare eventuali squilibri o discutere delle condizioni relative ai figli. Nella procedura di negoziazione assistita, invece, la legge richiede obbligatoriamente la presenza di un avvocato per ciascuna parte, proprio per garantire che ciascun coniuge riceva una consulenza piena, autonoma e indipendente. Rivolgersi a un avvocato esperto in materia di separazione e divorzio è anche il modo migliore per comprendere i propri diritti, ottenere indicazioni concrete sui tempi e sui costi, e affrontare un momento delicato con maggiore serenità. Ogni situazione familiare è diversa, e solo un confronto diretto permette di trovare la soluzione più adatta, evitando percorsi inutilmente lunghi o più costosi del necessario.
Conclusioni e consigli per orientarsi meglio
Scegliere come affrontare un divorzio non è mai semplice, ma conoscere le opzioni disponibili aiuta a prendere decisioni più consapevoli e meno stressanti. Il divorzio consensuale, se praticabile, offre senza dubbio vantaggi importanti in termini di rapidità, minori costi e minore conflittualità. Non sempre però è possibile, soprattutto quando manca un accordo completo o ci sono situazioni familiari ed economiche complesse da gestire. Ogni coppia ha la sua storia e le sue esigenze. C’è chi preferisce una chiusura rapida, chi ha bisogno di tempo per chiarire gli aspetti economici, chi deve tutelare i figli, e chi vuole semplicemente voltare pagina nel modo meno traumatico possibile. In tutti questi casi, è importante valutare con attenzione quale procedura sia più adatta, anche con il supporto di un professionista. Un avvocato esperto potrà aiutare non solo a seguire correttamente la procedura, ma anche a individuare la strada più efficace per tutelare i propri diritti e quelli dei figli, trovare soluzioni equilibrate e contenere i costi. Il momento della separazione o del divorzio è delicato, ma affrontarlo con gli strumenti giusti può fare una grande differenza, sia dal punto di vista pratico che umano.
FAQ sulla procedura per divorziare in modo congiunto
1. Cos’è il divorzio consensuale e quando si può fare?
Il divorzio consensuale è una procedura con cui i coniugi pongono fine al matrimonio di comune accordo, regolando insieme tutti gli aspetti legati alla fine del rapporto. Può essere richiesto dopo almeno sei mesi dalla separazione consensuale o dodici mesi dalla separazione giudiziale.
2. Cos’è il divorzio congiunto?
Il divorzio congiunto è un’altra espressione usata per indicare il divorzio consensuale. Si parla di divorzio congiunto quando entrambi i coniugi firmano insieme il ricorso e presentano al giudice un accordo completo su tutte le condizioni: affidamento dei figli, mantenimento, casa, patrimonio, ecc.
3. È possibile la richiesta di divorzio da parte di un solo coniuge?
Sì, ma non si tratta più di un divorzio consensuale: in assenza di accordo su tutti i punti, il coniuge interessato deve avviare una procedura giudiziale, che richiede l’intervento del Tribunale e tempi più lunghi.
4. Come si fa a chiedere il divorzio?
Per chiedere il divorzio è necessario rivolgersi a un avvocato e predisporre un ricorso, da presentare al Tribunale o nell’ambito di una procedura alternativa come la negoziazione assistita. Il percorso cambia in base alla presenza o meno di un accordo tra i coniugi.
5. Come si può divorziare senza andare in Tribunale?
Quando c’è accordo su tutto, è possibile divorziare tramite negoziazione assistita oppure, nei casi più semplici (senza figli minori e senza trasferimenti patrimoniali), direttamente davanti al Comune, senza passare per il giudice.
6. Quanto costa il divorzio consensuale?
Il costo varia in base alla complessità dell’accordo e alla procedura scelta. Di solito parte da circa 1.500–2.000 euro e può salire a diverse migliaia di euro se sono presenti figli, immobili o trattative più articolate.
7. Da cosa dipende il costo del divorzio consensuale?
Il costo dipende dal numero di avvocati coinvolti, dalla presenza di trasferimenti patrimoniali, dalla necessità di negoziare l’accordo e dalla procedura adottata (Tribunale, Comune o negoziazione assistita).
8. Come funziona il divorzio consensuale con figli?
Quando ci sono figli, l’accordo deve regolamentare affidamento, residenza, tempi di permanenza con ciascun genitore, mantenimento e spese straordinarie. In questi casi è obbligatorio allegare anche un piano genitoriale e ottenere il controllo del giudice o del pubblico ministero.
9. Serve un avvocato per il divorzio consensuale?
Sì, salvo i casi semplificati davanti al Comune. In Tribunale può bastare un solo avvocato per entrambi i coniugi, ma nella negoziazione assistita è obbligatorio che ciascun coniuge sia assistito dal proprio legale.
di Marco Ticozzi
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