5 giugno 2019
Come abbiamo indicato in altri post, nei giudizi in tema di anatocismo, per identificare a chi spetti l'onere della prova, è necessario distinguere i contenziosi a seconda del soggetto che li abbia introdotti e, soprattutto, delle domande proposte. La regola generale, infatti, è quella per la quale spetta a chi fa valere un diritto provare i fatti che lo fondano: nei giudizi di anatocismo bancario la problematica si pone spesso in relazione alla difficoltà di ricostruire a distanza di anni le movimentazioni del conto corrente, per le quali si potrebbero non avere a disposizione gli estratti conto.
Da poco sul punto si è espresso anche il Tribunale di Treviso con sentenza 1 agosto 2014, n. 1885, sulla qual e ora ci soffermeremo.
Anatocismo e onere della prova: i precedenti della Corte d'Appello di Venezia.
Abbiamo già osservato in altri post e in particolare in Scalari del Conto Corrente e Metodo Sintetico nella cause di Anatocismo Bancario, come nei giudizi introdotti dal cliente per la ripetizione dell'indebito rappresentato dagli interessi anatocistici illegittimamente addebitati, sia nostra opinione che spetti a tale soggetto l'onere della prova, vale a dire di provare gli elementi costitutivi della domanda: presenza di un anatocismo illegittimo e addebito di tali interessi in una certa misura, dati verificabili proprio dall'esame degli estratti del conto corrente.
La Corte App. Venezia, 23 agosto 2013 aveva al riguardo evidenziato proprio che "il correntista che agisce per la restituzione degli interessi anatocistici, pagati o addebitati sul suo conto, ha l’onere di dimostrare l’ammontare del suo credito e deve pertanto depositare in causa la documentazione contabile nella specie gli estratti conto".
Non si tratta di una decisione incontroversa, come abbiamo indicato nel post Conto Corrente bancario e Ripetizione di Indebito per Anatocismo Bancario: l'Onere della Prova e il Saldo Zero.
In quella sede abbiamo evidenziato, in una causa nella quale il solo correntista aveva formulato una domanda di ripetizione e nella quale mancavano gli estratti conto più risalenti, che sempre la Corte d'Appello di Venezia con ordinanza 20.6.2013 aveva disposto CTU fornendo indicazione al consulente di eseguire i conteggi partendo dai primi estratti presenti in causa ma azzerando il saldo passivo del conto (c.d. saldo zero). La tesi contenuta nel provvedimento in questione era che fosse da azzerare il conto, non essendo riconoscibile il saldo passivo dovuto dal correntista alla banca in una certa epoca, così di fatto imponendo alla banca la restituzione di tale saldo azzerato, dato che "il principio consueto dell'onere della prova va contemperato con il principio della vicinanza della prova".
Anatocismo e onere della prova: inapplicabilità del principio di vicinanza della prova alle cause di ripetizione di indebito.
Dunque, la tesi di questa ordinanza -contrastata dalla sentenza di cui sopra- è che anche nei giudizi in cui sia solo il correntista a formulare le domande di anatocismo spetta comunque alla banca l'onere di produrre gli estratti conto per il principio della vicinanza della prova, non potendo in difetto essere riconosciuto il saldo passivo presente nel primo estratto presente in causa.
Come abbiamo evidenziato in questi due post, non riteniamo applicabile il principio di vicinanza della prova in tale fattispecie soprattutto perché applicato non quale criterio interpretativo della regola sull'onere della prova ma in contrasto con tale regola, addossando alla parte che non formula domanda alcuna l'onere che la legge fa ricadere integralmente sull'altra.
Il Tribunale di Treviso su anatocismo, onere della prova e principio di vicinanza alla prova.
Proprio su tale tema è intervenuta la sentenza del Tribunale di Treviso 1 agosto 2014, n. 1885.
La sentenza, in particolare, conferma la nostra posizione statuendo che l'azione del correntista "va inquadrata nell'ambito della azione di ripetizione di indebito, per cui, [l'attore] secondo il principio sancito dall'art. 2967 c.c., era tenuto a fornire la prova del pagamento degli addebiti illegittimi [...]. né può dirsi che, nel giudizio di ripetizione di indebito, il principio dell'onere della prova appena citato debba essere temperato con il principio della vicinanza alla fonte della prova (Cass. 13533/01), posto che detto principio non può portare alla fissazione di una regola opposta a quella per cui è onere di chi fa valere il diritto dimostrare i fatti che ne costituiscono il fondamento".
Conclusione.
La conclusione che ci pare corretta è dunque proprio quella ora indicata dal Tribunale di Treviso.
Il principio di vicinanza della prova non può portare all’applicazione di un principio opposto a quello che deriva dall’applicazione della regola generale sull’onere della prova.
Nella causa in cui la banca proponga una domanda di pagamento (indebito per anatocismo) è questo il soggetto che deve provare il suo credito con la produzione degli estratti conto: se mancano fino a una certa epoca, è corretta l’applicazione del saldo zero a quel momento. Viceversa, nella causa promossa dal correntista, nella quale si fa valere l’illegittimità di addebiti in conto che fondano una richiesta di ripetizione di indebito per anatocismo, è questo il soggetto su cui grava il relativo onere: se mancano degli estratti conto la valutazione si potrà effettuare solo sui periodi per i quali vi sia la documentazione, utilizzando il saldo iniziale presente sul primo estratto conto, vale a dire senza azzeramento.
di Marco Ticozzi
avvocato a Venezia Treviso Vicenza
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