La successione tardiva: come procedere e cosa comporta
Quando avviene la morte di un contribuente, la legge
stabilisce che vi sia un tempo, pari ad un anno, entro cui presentare la
dichiarazione di successione.
Tuttavia può succedere che per diversi motivi ed altrettante differenti circostanze, ciò non avvenga nei dodici mesi previsti dalla legge, ed in tal caso si parla di successione tardiva. Vedremo quindi, in cosa consiste tale dichiarazione di successione e quali siano le conseguenze di una successione tardiva.

Cosa si intende per dichiarazione di successione?
Prima di entrare nel merito della questione, è opportuno
fare una premessa in relazione a cosa si intenda nel caso generale, per dichiarazione di
successione e quali siano le ragione per le quali va presentata.
Va innanzitutto detto che la dichiarazione di successione è
prevista dal Testo unico numero 346 del 1990, considerato il più valido ed
importante riferimento normativo in questo campo, poiché incentrato proprio su
tutto ciò che riguarda le successioni e le donazioni.
All’interno del Testo unico n.343/1990, la dichiarazione di
successione risulta essere definita a
tutti gli effetti, come un adempimento obbligatorio attraverso il quale comunicare
all’Agenzia delle Entrate che nel patrimonio della persona venuta a mancare,
siano subentrati gli eredi.
A questo punto risulta importante comprendere chi siano i
soggetti tenuti a presentare la dichiarazione di successione, in modo tale da
fugare ogni eventuale dubbio in merito.
Coloro i quali debbono presentare presso l’Agenzia delle
Entrate tale dichiarazione sono:
- Gli eredi che non vogliano rinunciare all’eredità;
- I soggetti a favore dei quali sia stata fatta una
disposizione testamentaria a titolo particolare, ossia i legatari, ed i
relativi eventuali rappresentanti;
- Chi amministra l’eredità;
- Coloro i quali
vengano immessi nel possesso dei beni previsti dall’eredità;
- I soggetti incaricati dal testatore, dell'esatta ed
effettiva esecuzione delle sue ultime volontà, ossia gli esecutori
testamentari;
- I curatori dell’eredità giacente.
I termini per presentare la dichiarazione di successione
Come abbiamo ampiamente anticipato nella prima parte,
esistono dei tempi entro cui presentare la dichiarazione di successione. Tale
documentazione va infatti presentata entro i dodici mesi dal momento in cui
viene considerata aperta la successione, data che in genere va a coincidere con
quella della perdita del contribuente.
I mezzi con i quali poter procedere alla dichiarazione di
successione, sono molteplici. In linea di massima però è possibile presentare
tale dichiarazione, soltanto online, tramite l’apposito sito preposto a tal
scopo, di cui dispone l’Agenzia delle Entrate, cui si accede per mezzo delle credenziali
SPID o Fisconline/Entratel.
È comunque possibile rivolgersi ad un ufficio intermediario
abilitato, quale ad esempio un CAF, o anche procedere ad effettuare la domanda
online, presentandosi di persona direttamente presso l’ufficio di competenza
dell’Agenzia delle Entrate che se ne occuperà.
Va detto che sussistono circostanze in cui l’obbligatorietà
della denuncia di successione, viene meno e di conseguenza è possibile non
procedere alla presentazione della dichiarazione stessa.
Si tratta dei casi in cui l’importo di cui si costituisce
l’eredità non sia superiore ai centomila euro, oppure non siano stati inclusi
nell’eredità i beni immobili o i reali diritti immobiliari, oppure in ultima
analisi, la circostanza in cui l’eredità possa passare direttamente in linea
retta, dal de cuius ai legittimi eredi, quali coniuge e parenti.
Successione tardiva presentata con ritardo: le conseguenze
Come abbiamo detto precedentemente, sebbene il termine per presentare
la dichiarazione di successione sia per legge,
pari ai dodici mesi, può verificarsi il mancato rispetto di tale
scadenza. Generalmente infatti, possono presentarsi differenti circostanze a
causa delle quali non si proceda alla dichiarazione di successione che per
questo diventa tardiva poiché appunto, presentata con ritardo.
Tra le varie motivazioni tendenzialmente alla base di tali
mancanze, trova posto certamente il disinteresse, la volontà di non effettuare
i pagamenti delle imposte direttamente collegate alle operazioni relative alla
successione, o anche le discordie familiari che talvolta accompagnano le
questioni riguardanti l’eredità di un parente defunto.
Ora, nel caso in cui per queste motivazioni, non si dovesse
procedere alla dichiarazione della successione e qualora non fosse già
intervenuto il fisco con i dovuti accertamenti, per gli eredi è possibile
procedere con il cosiddetto ravvedimento operoso consistente nella
regolarizzazione della propria posizione fiscale.
Nella pratica si tratta di un’auto-denuncia all’Agenzia
delle Entrate con cui si impone al “ritardatario” non solo il pagamento
dell’importo dovuto, ma chiaramente anche il pagamento della mora. Gli
interessi di mora variano a seconda di quanto sia pesante in termini di tempo,
il ritardo accumulato prima dell’auto-denuncia.
Le sanzioni previste per la successione tardiva
Laddove il ritardo accumulato non sia superiore ai trenta
giorni, la sanzione amministrativa applicata, varia dal 60% al 120%
dell’imposta dovuta.
Se non era prevista alcuna imposta, si applica una sanzione monetaria
dai 150 ai 500 euro. Nei casi in cui non sia stata fatta alcuna dichiarazione
successiva, le percentuali variano da 120% a 240% dell’imposta dovuta o se non
è dovuta imposta, da 250 a mille euro. Se invece il ritardo è solo inerente il
versamento dell’imposta, la sanzione è del 30%.