4 gennaio 2025
Successione tempi e costi: cosa succede se non si fa la successione oppure se è tardiva? Quando una persona viene a mancare gli eredi, pur avendo civilisticamente 10 anni per accettare l'erdità, devono presentare la dichiarazione di successione entro un anno dalla morte. Può essere presentata anche tardivamente ma con delle sanzioni che si prescrivono in 5 anni. Tuttavia, non sempre questo obbligo viene rispettato e si può arrivare addirittura a una successione non fatta dopo 20 anni: in questo caso può essersi prescritto il diritto di accettare l'erdita ma anche l'obbligo di pagare le sanzioni per il ritardo. Ma questi problemi possono essere presenti in tutto o in parte anche per successioni non fatte per 5 anni o 10 opoure addirittura 40 anni. Ma cosa succede se gli eredi non fanno la successione? Quali sono le conseguenze legali e fiscali? In particolare, la normativa prevede sanzioni per la successione tardiva oltre 5 anni, mentre dopo 10 o 20 anni possono emergere problemi più complessi, tra cui la prescrizione del diritto di accettare l’eredità. Anche dopo 40 anni, gli immobili e i beni ereditati potrebbero risultare ancora intestati al defunto, causando difficoltà per la vendita o la gestione patrimoniale. In questa guida analizzeremo i tempi e i costi della successione, le sanzioni applicabili e le possibili soluzioni per regolarizzare una dichiarazione di successione tardiva oltre 5 anni. Vedremo anche cosa fare quando una successione è stata omessa per decenni e quali sono i rischi per gli eredi.

Cosa si intende per dichiarazione di successione?
Prima di entrare nel merito della questione, è opportuno fare una premessa in relazione a cosa si intenda nel caso generale, per dichiarazione di successione e quali siano le ragione per le quali va presentata.
Va innanzitutto detto che la dichiarazione di successione è prevista dal Testo unico numero 346 del 1990, considerato il più valido ed importante riferimento normativo in questo campo, poiché incentrato proprio su tutto ciò che riguarda le successioni e le donazioni.
All’interno del Testo unico n.343/1990, la dichiarazione di successione risulta essere definita a tutti gli effetti, come un adempimento obbligatorio attraverso il quale comunicare all’Agenzia delle Entrate che nel patrimonio della persona venuta a mancare, siano subentrati gli eredi.
A questo punto risulta importante comprendere chi siano i soggetti tenuti a presentare la dichiarazione di successione, in modo tale da fugare ogni eventuale dubbio in merito.
Coloro i quali debbono presentare presso l’Agenzia delle Entrate tale dichiarazione sono:
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Gli eredi che non vogliano rinunciare all’eredità;
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I soggetti a favore dei quali sia stata fatta una disposizione testamentaria a titolo particolare, ossia i legatari, ed i relativi eventuali rappresentanti;
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Chi amministra l’eredità;
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Coloro i quali vengano immessi nel possesso dei beni previsti dall’eredità;
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I soggetti incaricati dal testatore, dell'esatta ed effettiva esecuzione delle sue ultime volontà, ossia gli esecutori testamentari;
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I curatori dell’eredità giacente.
Successione tempi e costi: entro quanto va presentata la dichiarazione?
Come abbiamo ampiamente anticipato nella prima parte, esistono dei tempi entro cui presentare la dichiarazione di successione. Tale documentazione va infatti presentata entro i dodici mesi dal momento in cui viene considerata aperta la successione, data che in genere va a coincidere con quella della perdita del contribuente.
I mezzi con i quali poter procedere alla dichiarazione di successione, sono molteplici. In linea di massima però è possibile presentare tale dichiarazione, soltanto online, tramite l’apposito sito preposto a tal scopo, di cui dispone l’Agenzia delle Entrate, cui si accede per mezzo delle credenziali SPID o Fisconline/Entratel.
È comunque possibile rivolgersi ad un ufficio intermediario abilitato, quale ad esempio un CAF, o anche procedere ad effettuare la domanda online, presentandosi di persona direttamente presso l’ufficio di competenza dell’Agenzia delle Entrate che se ne occuperà.
Va detto che sussistono circostanze in cui l’obbligatorietà della denuncia di successione, viene meno e di conseguenza è possibile non procedere alla presentazione della dichiarazione stessa.
Si tratta dei casi in cui l’importo di cui si costituisce l’eredità non sia superiore ai centomila euro, oppure non siano stati inclusi nell’eredità i beni immobili o i reali diritti immobiliari, oppure in ultima analisi, la circostanza in cui l’eredità possa passare direttamente in linea retta, dal de cuius ai legittimi eredi, quali coniuge e parenti.
Cosa succede se non si fa la successione: le conseguenze del ritardo
Come abbiamo detto precedentemente, sebbene il termine per presentare la dichiarazione di successione sia per legge, pari ai dodici mesi, può verificarsi il mancato rispetto di tale scadenza. Generalmente infatti, possono presentarsi differenti circostanze a causa delle quali non si proceda alla dichiarazione di successione che per questo diventa tardiva poiché appunto, presentata con ritardo.
Tra le varie motivazioni tendenzialmente alla base di tali mancanze, trova posto certamente il disinteresse, la volontà di non effettuare i pagamenti delle imposte direttamente collegate alle operazioni relative alla successione, o anche le discordie familiari che talvolta accompagnano le questioni riguardanti l’eredità di un parente defunto.
Ora, nel caso in cui per queste motivazioni, non si dovesse procedere alla dichiarazione della successione e qualora non fosse già intervenuto il fisco con i dovuti accertamenti, per gli eredi è possibile procedere con il cosiddetto ravvedimento operoso consistente nella regolarizzazione della propria posizione fiscale.
Nella pratica si tratta di un’auto-denuncia all’Agenzia delle Entrate con cui si impone al “ritardatario” non solo il pagamento dell’importo dovuto, ma chiaramente anche il pagamento della mora. Gli interessi di mora variano a seconda di quanto sia pesante in termini di tempo, il ritardo accumulato prima dell’auto-denuncia.
Le sanzioni previste
Laddove il ritardo accumulato non sia superiore ai trenta giorni, la sanzione amministrativa applicata, varia dal 60% al 120% dell’imposta dovuta.
Se non era prevista alcuna imposta, si applica una sanzione monetaria dai 150 ai 500 euro. Nei casi in cui non sia stata fatta alcuna dichiarazione successiva, le percentuali variano da 120% a 240% dell’imposta dovuta o se non è dovuta imposta, da 250 a mille euro. Se invece il ritardo è solo inerente il versamento dell’imposta, la sanzione è del 30%.
Perché alcune successioni non vengono fatte per anni?
In molti casi, gli eredi non presentano la dichiarazione di successione per una serie di motivi. Uno dei più comuni è la presenza di conflitti familiari, che possono rallentare la suddivisione dell’eredità e l’assegnazione dei beni. Altri fattori possono essere la mancanza di risorse economiche per pagare le imposte di successione o, semplicemente, la poca conoscenza degli obblighi legali. Inoltre, in alcune situazioni gli eredi potrebbero non essere consapevoli dell’esistenza di un patrimonio ereditario, specialmente se il defunto aveva beni non dichiarati o conti bancari non facilmente accessibili.
Sanzioni successione tardiva oltre 5 anni: cosa succede dopo questo termine?
Nel contesto normativo che regola le successioni, è di fondamentale importanza rispettare i termini previsti per la presentazione della dichiarazione di successione all'Ufficio del Registro. Secondo quanto disposto dagli articoli 28 a 30, la dichiarazione deve essere effettuata entro un anno dalla data del decesso del de cuius, come specificato dall'art. 31. La mancata presentazione di questa dichiarazione essenziale comporta l'accertamento e la liquidazione dell'imposta da parte dell'ufficio in modo autonomo, seguendo le disposizioni dell'articolo citato. Questo scenario si verifica anche in caso di omissione della dichiarazione sostitutiva o integrativa prevista dall'art. 28, comma 6, per cui l'ufficio procederà alla riliquidazione o alla liquidazione dell'eventuale maggiore imposta dovuta.
Un aspetto cruciale da considerare è il termine di decadenza per la notifica dell'avviso relativo all'accertamento: cinque anni dalla data entro la quale avrebbe dovuto essere presentata la dichiarazione omessa. Tale periodo rappresenta un limite temporale entro il quale l'amministrazione fiscale è autorizzata ad agire per la riscossione dell'imposta non dichiarata, sottolineando l'importanza di adempiere tempestivamente agli obblighi fiscali successori per evitare sanzioni e maggiorazioni che possono incidere significativamente sull'entità dell'eredità.
Per cui, se sono passati oltre 5 anni dal termine concesso per l'applicazione delle sanzioni, sarà dovuta solo l'imposta senza possibilità di applicare le sanzioni.
Successione non fatta dopo 20 anni: cosa succede?
Cosa accade se la successione non viene fatta dopo 20 anni? in questi caso gli eredi potrebbero perdere il diritto di accettare l’eredità, poiché la legge prevede un termine di 10 anni per l’accettazione. Dal punto di vista fiscale, le sanzioni non sono più applicabili dopo 5 anni, ma l’imposta di successione resta comunque dovuta.
Se una successione non viene dichiarata per un periodo così lungo, si verificano diverse conseguenze civilistiche e fiscali. Dal punto di vista legale, gli eredi devono accettare formalmente l’eredità entro 10 anni dalla data di apertura della successione, altrimenti perdono il diritto di farlo. Tuttavia, se uno degli eredi ha preso possesso dei beni ereditari in modo continuativo, è possibile dimostrare l’accettazione tacita, evitando la prescrizione.
Dal punto di vista fiscale, l’Agenzia delle Entrate prevede un termine di 5 anni per la notifica delle sanzioni relative alla mancata dichiarazione di successione. Questo significa che, dopo tale periodo, non possono più essere applicate multe o penalità, ma gli eredi sono comunque tenuti a pagare l’imposta di successione con eventuali interessi di mora.
Un altro problema rilevante riguarda gli immobili ereditati. Se la successione non è stata fatta, i beni rimangono intestati al defunto, rendendo impossibile qualsiasi operazione di vendita, donazione o ipoteca. Inoltre, se una terza persona ha utilizzato gli immobili per oltre 20 anni senza interruzione, potrebbe maturare il diritto di usucapione, acquisendo legalmente la proprietà.
Per questo motivo, anche se sono trascorsi molti anni, è fondamentale regolarizzare la successione il prima possibile, per evitare complicazioni e garantire la piena disponibilità del patrimonio ereditato.
Quando conviene rivolgersi a un professionista?
Gestire una successione può essere un processo complesso, soprattutto se ci sono più eredi o se il patrimonio include beni immobili. In alcuni casi, è consigliabile rivolgersi a un notaio o a un commercialista, specialmente quando:
- L’eredità è di valore elevato o comprende diversi beni.
- Esistono controversie tra gli eredi su come suddividere il patrimonio.
- Si sospetta la presenza di debiti del defunto che potrebbero complicare l’accettazione dell’eredità.
- Si è incerti sulle imposte da pagare e sulle procedure burocratiche necessarie.
Un esperto può evitare errori e aiutare a completare la successione nel modo più rapido ed efficace possibile.
Conclusioni su eredità e il trascorrere del tempo
In sintesi, l'articolo ha esplorato con attenzione le complesse dinamiche che regolano la dichiarazione di successione, sottolineando l'importanza di adempiere agli obblighi normativi e fiscali in tempi appropriati. La questione della successione non fatta dopo 20 anni emerge come particolarmente critica, richiamando l'attenzione su due aspetti fondamentali: il termine decennale previsto dal diritto civile per l'accettazione dell'eredità e le conseguenze fiscali legate alla mancata dichiarazione. La successione non fatta dopo 20 anni pone in evidenza la necessità di una pianificazione e gestione tempestiva dell'eredità per evitare la perdita di diritti successori e per mitigare l'impatto delle sanzioni fiscali. Inoltre, la successione non fatta dopo 20 anni illustra come il mancato rispetto dei termini possa portare a situazioni complesse, con implicazioni sia per gli eredi che per l'amministrazione fiscale. L'importanza di affrontare tali questioni con la dovuta attenzione è fondamentale per garantire la corretta trasmissione del patrimonio e per evitare conseguenze legali e fiscali indesiderate.
FAQ sulla successione tardiva
1. Successione tempi e costi: quanto costa e in quanto tempo si fa?
La dichiarazione di successione deve essere presentata entro 12 mesi dalla data del decesso. L’operazione può essere svolta online tramite il sito dell’Agenzia delle Entrate, utilizzando SPID, Fisconline o Entratel, oppure rivolgendosi a un CAF o a un intermediario abilitato. I costi variano in base al valore dell’eredità e alla presenza di immobili. In alcuni casi, la dichiarazione di successione non è obbligatoria, ad esempio quando l’eredità è inferiore a 100.000 euro e non include immobili.
2. Cosa succede se non si fa la successione?
Se la successione non viene fatta, gli eredi non possono disporre dei beni ereditati. In particolare: • Gli immobili restano intestati al defunto, rendendo impossibile la vendita o la registrazione di contratti. • Potrebbero insorgere discordie familiari sulla gestione dell’eredità. • L’Agenzia delle Entrate può avviare accertamenti per il recupero dell’imposta di successione.
3. Cosa succede se gli eredi non fanno la successione?
Se gli eredi non presentano la dichiarazione di successione, l’Agenzia delle Entrate può intervenire per accertare e liquidare autonomamente l’imposta. Inoltre: • Se trascorrono più di 10 anni, gli eredi rischiano di perdere il diritto di accettare l’eredità. • In assenza di dichiarazione, la successione può diventare più complicata da regolarizzare nel tempo.
4. Sanzioni successione tardiva oltre 5 anni: quali sono le conseguenze?
Se la dichiarazione di successione non viene presentata nei termini previsti, si applicano sanzioni amministrative. In particolare: • Se il ritardo non supera i 30 giorni, la sanzione va dal 60% al 120% dell’imposta dovuta. • Se la dichiarazione non è stata mai presentata, la sanzione può variare dal 120% al 240% dell’imposta. • Se non è dovuta alcuna imposta, la sanzione è compresa tra 250 e 1.000 euro. • Dopo 5 anni, non possono più essere applicate sanzioni, ma l’imposta resta comunque dovuta.
5. Successione dopo 10 anni: cosa cambia?
Dopo 10 anni, la situazione può diventare più complessa: • Il diritto di accettare l’eredità potrebbe essere prescritto, impedendo agli eredi di reclamarla formalmente. • Se gli immobili non sono stati volturati, gli eredi non possono venderli o utilizzarli legalmente senza una regolarizzazione.
6. Successione non fatta dopo 40 anni: è ancora possibile?
Sì, ma con alcune difficoltà: • Gli immobili potrebbero risultare ancora intestati al defunto, rendendo necessaria una successione tardiva per qualsiasi operazione. • La situazione potrebbe complicarsi se nel frattempo sono deceduti anche gli eredi originari, creando problemi nella ricostruzione della linea ereditaria.
7. Dichiarazione di successione tardiva oltre 5 anni: come si regolarizza?
Per regolarizzare una dichiarazione di successione presentata in ritardo, gli eredi devono: • Presentare la dichiarazione di successione all’Agenzia delle Entrate. • Versare l’imposta di successione dovuta. • Se il ritardo non è superiore a 5 anni, si applicano sanzioni amministrative. Se il ritardo è oltre i 5 anni, l’imposta è comunque dovuta, ma senza sanzioni aggiuntive.
8. Cosa accade se la successione non viene fatta dopo 20 anni?
Se la successione non viene dichiarata per oltre 20 anni, gli eredi potrebbero perdere il diritto di accettarla, poiché la legge prevede un termine di 10 anni per l’accettazione dell’eredità. Dal punto di vista fiscale, le sanzioni non sono più applicabili dopo 5 anni, ma l’imposta di successione resta comunque dovuta. Inoltre, gli immobili rimangono intestati al defunto, rendendo impossibile qualsiasi operazione di vendita o donazione senza prima regolarizzare la situazione. Se un soggetto terzo ha occupato gli immobili in modo continuativo, potrebbe anche scattare l’usucapione, con la perdita definitiva della proprietà. Per evitare questi problemi, è fondamentale intervenire con una dichiarazione tardiva e procedere alla regolarizzazione.

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