6 marzo 2024
Quando avviene la morte di un contribuente, la legge stabilisce che vi sia un tempo, pari ad un anno, entro cui presentare la dichiarazione di successione. Tuttavia può succedere che per diversi motivi ed altrettante differenti circostanze, ciò non avvenga nei dodici mesi previsti dalla legge, ed in tal caso si parla di successione tardiva. Vedremo quindi, in cosa consiste tale dichiarazione di successione e quali siano le conseguenze di una successione tardiva. in particolare, ci si chiede cosa succede se la successione non è fatta dopo 20 anni o più e come incida il termine di 5 anni entro il quale devono essere emesse le sanzioni.
Cosa si intende per dichiarazione di successione?
Prima di entrare nel merito della questione, è opportuno fare una premessa in relazione a cosa si intenda nel caso generale, per dichiarazione di successione e quali siano le ragione per le quali va presentata.
Va innanzitutto detto che la dichiarazione di successione è prevista dal Testo unico numero 346 del 1990, considerato il più valido ed importante riferimento normativo in questo campo, poiché incentrato proprio su tutto ciò che riguarda le successioni e le donazioni.
All’interno del Testo unico n.343/1990, la dichiarazione di successione risulta essere definita a tutti gli effetti, come un adempimento obbligatorio attraverso il quale comunicare all’Agenzia delle Entrate che nel patrimonio della persona venuta a mancare, siano subentrati gli eredi.
A questo punto risulta importante comprendere chi siano i soggetti tenuti a presentare la dichiarazione di successione, in modo tale da fugare ogni eventuale dubbio in merito.
Coloro i quali debbono presentare presso l’Agenzia delle Entrate tale dichiarazione sono:
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Gli eredi che non vogliano rinunciare all’eredità;
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I soggetti a favore dei quali sia stata fatta una disposizione testamentaria a titolo particolare, ossia i legatari, ed i relativi eventuali rappresentanti;
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Chi amministra l’eredità;
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Coloro i quali vengano immessi nel possesso dei beni previsti dall’eredità;
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I soggetti incaricati dal testatore, dell'esatta ed effettiva esecuzione delle sue ultime volontà, ossia gli esecutori testamentari;
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I curatori dell’eredità giacente.
I termini per presentare la dichiarazione di successione
Come abbiamo ampiamente anticipato nella prima parte, esistono dei tempi entro cui presentare la dichiarazione di successione. Tale documentazione va infatti presentata entro i dodici mesi dal momento in cui viene considerata aperta la successione, data che in genere va a coincidere con quella della perdita del contribuente.
I mezzi con i quali poter procedere alla dichiarazione di successione, sono molteplici. In linea di massima però è possibile presentare tale dichiarazione, soltanto online, tramite l’apposito sito preposto a tal scopo, di cui dispone l’Agenzia delle Entrate, cui si accede per mezzo delle credenziali SPID o Fisconline/Entratel.
È comunque possibile rivolgersi ad un ufficio intermediario abilitato, quale ad esempio un CAF, o anche procedere ad effettuare la domanda online, presentandosi di persona direttamente presso l’ufficio di competenza dell’Agenzia delle Entrate che se ne occuperà.
Va detto che sussistono circostanze in cui l’obbligatorietà della denuncia di successione, viene meno e di conseguenza è possibile non procedere alla presentazione della dichiarazione stessa.
Si tratta dei casi in cui l’importo di cui si costituisce l’eredità non sia superiore ai centomila euro, oppure non siano stati inclusi nell’eredità i beni immobili o i reali diritti immobiliari, oppure in ultima analisi, la circostanza in cui l’eredità possa passare direttamente in linea retta, dal de cuius ai legittimi eredi, quali coniuge e parenti.
Successione tardiva presentata con ritardo: le conseguenze
Come abbiamo detto precedentemente, sebbene il termine per presentare la dichiarazione di successione sia per legge, pari ai dodici mesi, può verificarsi il mancato rispetto di tale scadenza. Generalmente infatti, possono presentarsi differenti circostanze a causa delle quali non si proceda alla dichiarazione di successione che per questo diventa tardiva poiché appunto, presentata con ritardo.
Tra le varie motivazioni tendenzialmente alla base di tali mancanze, trova posto certamente il disinteresse, la volontà di non effettuare i pagamenti delle imposte direttamente collegate alle operazioni relative alla successione, o anche le discordie familiari che talvolta accompagnano le questioni riguardanti l’eredità di un parente defunto.
Ora, nel caso in cui per queste motivazioni, non si dovesse procedere alla dichiarazione della successione e qualora non fosse già intervenuto il fisco con i dovuti accertamenti, per gli eredi è possibile procedere con il cosiddetto ravvedimento operoso consistente nella regolarizzazione della propria posizione fiscale.
Nella pratica si tratta di un’auto-denuncia all’Agenzia delle Entrate con cui si impone al “ritardatario” non solo il pagamento dell’importo dovuto, ma chiaramente anche il pagamento della mora. Gli interessi di mora variano a seconda di quanto sia pesante in termini di tempo, il ritardo accumulato prima dell’auto-denuncia.
Le sanzioni previste
Laddove il ritardo accumulato non sia superiore ai trenta giorni, la sanzione amministrativa applicata, varia dal 60% al 120% dell’imposta dovuta.
Se non era prevista alcuna imposta, si applica una sanzione monetaria dai 150 ai 500 euro. Nei casi in cui non sia stata fatta alcuna dichiarazione successiva, le percentuali variano da 120% a 240% dell’imposta dovuta o se non è dovuta imposta, da 250 a mille euro. Se invece il ritardo è solo inerente il versamento dell’imposta, la sanzione è del 30%.
Sanzioni successione tardiva oltre 5 anni: cosa succede dopo questo termine?
Nel contesto normativo che regola le successioni, è di fondamentale importanza rispettare i termini previsti per la presentazione della dichiarazione di successione all'Ufficio del Registro. Secondo quanto disposto dagli articoli 28 a 30, la dichiarazione deve essere effettuata entro un anno dalla data del decesso del de cuius, come specificato dall'art. 31. La mancata presentazione di questa dichiarazione essenziale comporta l'accertamento e la liquidazione dell'imposta da parte dell'ufficio in modo autonomo, seguendo le disposizioni dell'articolo citato. Questo scenario si verifica anche in caso di omissione della dichiarazione sostitutiva o integrativa prevista dall'art. 28, comma 6, per cui l'ufficio procederà alla riliquidazione o alla liquidazione dell'eventuale maggiore imposta dovuta.
Un aspetto cruciale da considerare è il termine di decadenza per la notifica dell'avviso relativo all'accertamento: cinque anni dalla data entro la quale avrebbe dovuto essere presentata la dichiarazione omessa. Tale periodo rappresenta un limite temporale entro il quale l'amministrazione fiscale è autorizzata ad agire per la riscossione dell'imposta non dichiarata, sottolineando l'importanza di adempiere tempestivamente agli obblighi fiscali successori per evitare sanzioni e maggiorazioni che possono incidere significativamente sull'entità dell'eredità.
Per cui, se sono passati oltre 5 anni dal termine concesso per l'applicazione delle sanzioni, sarà dovuta solo l'imposta senza possibilità di applicare le sanzioni.
Cosa accade in caso di successione non fatta dopo 20 anni
Cosa accade in caso di successione non fatta dopo 20 anni? Affrontare una successione non fatta dopo un lasso di tempo così esteso, come 20 anni, comporta una serie di sfide e implicazioni sia dal punto di vista civilistico che fiscale.
Dal punto di vista civilistico, è essenziale sottolineare che il diritto di accettare l'eredità è soggetto a un termine di prescrizione decennale. Questo significa che i potenziali eredi hanno a disposizione dieci anni dalla data di apertura della successione per manifestare la loro accettazione. Superato tale termine, si rischia di precludere la possibilità di accettare formalmente l'eredità, con conseguenze significative sulla capacità di disporre dei beni ereditari.****
Dal punto di vista fiscale, dopo 20 anni la successione e la situazione assume contorni differenti. Come precedentemente accennato, l'obbligo di dichiarare la successione all'Ufficio del Registro deve avvenire entro un anno dalla morte del de cuius. Tuttavia, in caso di mancata dichiarazione, le sanzioni e gli accertamenti dell'imposta di successione da parte dell'autorità fiscale sono soggetti a specifici termini di decadenza. In particolare, dopo cinque anni dalla scadenza del termine previsto per la presentazione della dichiarazione di successione, non sussistono più le condizioni per l'applicazione delle sanzioni relative alla mancata o tardiva dichiarazione. Questo non significa, tuttavia, che gli eredi siano esonerati dal compiere le dovute procedure di successione, ma indica un limite temporale oltre il quale l'amministrazione fiscale non può imporre penalità per la mancata dichiarazione iniziale.
In conclusione, la gestione di una successione non affrontata per oltre 20 anni richiede una navigazione attenta delle normative civilistiche e fiscali. Da un lato, è cruciale non oltrepassare il termine decennale per l'accettazione dell'eredità per non rinunciare ai diritti successori; dall'altro, è importante essere consapevoli delle implicazioni fiscali, compresa la cessazione dell'applicabilità delle sanzioni dopo cinque anni dalla scadenza per la dichiarazione. Queste informazioni evidenziano l'importanza di un'azione tempestiva e informata in materia di successioni.
Conclusioni su eredità e il trascorrere del tempo
In sintesi, l'articolo ha esplorato con attenzione le complesse dinamiche che regolano la dichiarazione di successione, sottolineando l'importanza di adempiere agli obblighi normativi e fiscali in tempi appropriati. La questione della successione non fatta dopo 20 anni emerge come particolarmente critica, richiamando l'attenzione su due aspetti fondamentali: il termine decennale previsto dal diritto civile per l'accettazione dell'eredità e le conseguenze fiscali legate alla mancata dichiarazione. La successione non fatta dopo 20 anni pone in evidenza la necessità di una pianificazione e gestione tempestiva dell'eredità per evitare la perdita di diritti successori e per mitigare l'impatto delle sanzioni fiscali. Inoltre, la successione non fatta dopo 20 anni illustra come il mancato rispetto dei termini possa portare a situazioni complesse, con implicazioni sia per gli eredi che per l'amministrazione fiscale. L'importanza di affrontare tali questioni con la dovuta attenzione è fondamentale per garantire la corretta trasmissione del patrimonio e per evitare conseguenze legali e fiscali indesiderate.
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