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Il diritto collaborativo: una nuova frontiera nella risoluzione delle controversie

19 marzo 2024

Il diritto collaborativo è una metodologia alternativa di risoluzione delle controversie che sta guadagnando sempre più popolarità nel campo del diritto familiare, delle società e in altre aree del diritto civile. Questo approccio si basa sulla cooperazione tra le parti e i loro avvocati per raggiungere soluzioni soddisfacenti per entrambi i clienti senza ricorrere a costose e lunghe procedure giudiziarie. In questo articolo, esploreremo il concetto di diritto collaborativo, i suoi principi fondamentali, i vantaggi e le sfide associate a questa pratica e il suo impatto sulla professione legale.

Diritto collaborativo
Diritto collaborativo

Diritto collaborativo: cos'è e come funziona?

Il diritto collaborativo è un processo volontario e riservato in cui le parti coinvolte in una controversia lavorano insieme con l'aiuto di avvocati collaborativi e, se necessario, di altri professionisti neutrali (come consulenti finanziari, terapisti, ecc.) per negoziare un accordo legalmente vincolante. Questo metodo si basa su principi di comunicazione aperta, rispetto reciproco e impegno a risolvere le controversie in modo costruttivo. Il diritto collaborativo è particolarmente utile in situazioni in cui le parti hanno una relazione continua, come nel caso di divorzi, separazioni, controversie aziendali o disputa tra soci.

Come è nato questo approccio alla soluzione delle liti?

Il diritto collaborativo è nato negli Stati Uniti negli anni '90 come un approccio alternativo alla risoluzione delle controversie, in particolare nel contesto del diritto di famiglia. È stato ideato dall'avvocato Stu Webb, che ha cercato di trovare un metodo più umano e costruttivo per gestire le dispute familiari, come i divorzi, rispetto al contenzioso tradizionale.

Stu Webb, insoddisfatto del sistema giudiziario e delle sue conseguenze negative sulle famiglie coinvolte, ha creato il modello del diritto collaborativo basato sulla cooperazione, la negoziazione e la comunicazione tra le parti e i loro avvocati. L'idea era di creare un ambiente in cui le parti potessero lavorare insieme per trovare soluzioni condivise e durature, minimizzando il conflitto e il trauma emotivo.

I principi del diritto collaborativo

Il diritto collaborativo si basa su quattro principi fondamentali:

  • a) Rappresentanza legale: Ciascuna parte è rappresentata da un avvocato addestrato nel diritto collaborativo. Gli avvocati collaborativi hanno un ruolo diverso rispetto agli avvocati tradizionali, in quanto si impegnano a lavorare insieme per raggiungere un accordo, piuttosto che adottare una posizione avversariale.
  • b) Impegno a non litigare: Le parti e i loro avvocati firmano un "contratto di collaborazione", in cui si impegnano a risolvere la controversia senza ricorrere al tribunale. Se il processo collaborativo non riesce e si passa al contenzioso, gli avvocati collaborativi devono ritirarsi e le parti devono assumere nuovi avvocati.
  • c) Comunicazione aperta e onesta: Le parti e i loro avvocati si impegnano a condividere tutte le informazioni rilevanti e a comunicare in modo aperto, onesto e rispettoso. Questo favorisce la comprensione reciproca e la cooperazione.
  • d) Soluzioni personalizzate e centrati sui bisogni delle parti: Il processo collaborativo si concentra sulla creazione di soluzioni che rispondono ai bisogni e agli interessi delle parti coinvolte, piuttosto che imporre una soluzione "vincitori e vinti" tipica del contenzioso.

Quali sono i vantaggi di questa procedura?

Il diritto collaborativo offre numerosi vantaggi rispetto alle procedure giudiziarie tradizionali:

  • a) Riservato e confidenzialità: A differenza delle cause giudiziarie, questa procedura stragiudiziale è riservata e le discussioni sono protette dalla divulgazione. Questo permette alle parti di affrontare questioni delicate senza preoccuparsi che le informazioni diventino di dominio pubblico.
  • b) Risparmio di tempo e denaro: Il diritto collaborativo può essere un processo più rapido ed economico rispetto al contenzioso. Poiché le parti lavorano insieme per raggiungere un accordo, si evitano spesso lunghi processi e costi legali associati alle udienze in tribunale.
  • c) Controllo sul processo e sui risultati: Nel diritto collaborativo, le parti hanno un maggiore controllo sul processo e sui risultati finali. Essi partecipano attivamente nella negoziazione di un accordo e possono personalizzarlo in base alle loro esigenze e priorità, invece di affidarsi a un giudice per decidere il loro destino.
  • d) Preservazione delle relazioni: questa procedura incoraggia la comunicazione rispettosa e costruttiva, aiutando a preservare le relazioni tra le parti, il che può essere particolarmente importante in situazioni come il divorzio o le controversie aziendali in cui le parti devono continuare a interagire in futuro.

Le sfide del diritto collaborativo

Nonostante i numerosi vantaggi, il diritto collaborativo presenta anche alcune sfide:

  • a) Impegno delle parti: Il successo della procedura dipende dall'impegno delle parti a risolvere la controversia in modo cooperativo. Se una parte non è disposta a negoziare in buona fede o a condividere informazioni in modo aperto e onesto, il processo potrebbe fallire.
  • b) Ricerca di avvocati collaborativi: Non tutti gli avvocati sono formati per questa procedura e può essere difficile trovare un avvocato con esperienza in questo campo. Inoltre, alcuni avvocati potrebbero essere più abituati a un approccio avversariale e potrebbero non essere adeguatamente preparati a sostenere un processo collaborativo.
  • c) Possibile mancanza di protezione legale: Poiché gli avvocati collaborativi si impegnano a non rappresentare le parti in tribunale se la procedura negoziale fallisce, alcune persone potrebbero sentirsi meno protette legalmente rispetto al contenzioso tradizionale.

Quale è lo spazio del diritto collaborativo in Italia?

In Italia, il diritto collaborativo non è ancora specificamente regolamentato attraverso una legislazione dedicata. Tuttavia, negli ultimi anni, la pratica collaborativa ha iniziato a guadagnare popolarità e riconoscimento in Italia e in altri paesi europei.

In Italia, esistono associazioni e organizzazioni professionali che promuovono la pratica collaborativa e offrono formazione e certificazione per gli avvocati interessati a questo approccio.

Tra le altre associazioni che operano nel capo del diritto collaborativo possiamo ricordare Risolvere - Associazione Italiana Professionisti Collaborativi, Negoziatori e della Mediazione e AIADC – Associazione Italiana Professionisti Collaborativi.

Inoltre, il diritto collaborativo può essere visto come complementare ad altri metodi alternativi di risoluzione delle controversie (ADR) come la mediazione e l'arbitrato, che sono regolamentati dalla legislazione italiana. Ad esempio, la mediazione è disciplinata dal Decreto Legislativo n. 28/2010 e dall'art. 185 del Codice di Procedura Civile.

Diritto collaborativo: quale futuro e quale impatto sulla professione legale?

Il diritto collaborativo sta guadagnando sempre più riconoscimento come un metodo efficace di risoluzione delle controversie. È probabile che la sua popolarità continui a crescere man mano che più avvocati ricevono formazione specifica e più persone diventano consapevoli dei suoi vantaggi.

Il successo del diritto collaborativo potrebbe anche incoraggiare un cambiamento nella cultura della professione legale, spostando l'attenzione dal contenzioso avversario alla cooperazione e alla risoluzione costruttiva delle controversie. Questo cambiamento potrebbe portare a una maggiore soddisfazione per i clienti e a una riduzione dei costi

Marco Ticozzi Avvocato Venezia

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