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Conto corrente cointestato alimentato da un solo coniuge: cosa accede?

8 aprile 2023

Conto corrente cointestato alimentato da un solo coniuge: cosa accede? Capita con frequenza che due o più persone aprano un conto corrente cointestato. L’opinione comune (non corretta) è che le somme presenti spettino al 50% ai due cointestatari: questa è solo la regola derivante da una presunzione che può essere superata, nei rapporti interni, dalle più diverse situazioni concrete. Spesso, poi, il conto corrente cointestato viene aperto da due coniugi: ma cosa avviene se sia alimentato da un solo coniuge? A chi spettano le somme presenti nel conto corrente. La questione non è semplice e la risposta deve tenere in considerazione anche il regime patrimoniale adottato dai coniugi. Ma partiamo con ordine e, prima di indicare le soluzioni, spieghiamo cosa sia un conto corrente cointestato e come rilevo il fatto che sia alimentato da un solo coniuge.

Conto corrente cointestato alimentato da un solo coniuge
Conto corrente cointestato alimentato da un solo coniuge: cosa accede?

Conto corrente cointestato alimentato da un solo coniuge: cosa comporta la cointestazione?

Un conto corrente cointestato è un rapporto bancario che viene gestito da due o più persone: al momento dell’apertura o in un momento successivo si indicano come titolari del conto in questione due o più soggetti, in ipotesi anche due coniugi.

Rapporto bancario cointestato alimentato da un solo soggetto: ciascun cointestatario ha il diritto di effettuare operazioni sul rapporto bancario, come depositi, prelievi e bonifici, e tutti i cointestatari sono legalmente responsabili delle transazioni effettuate sul conto corrente. Questo significa che, nei rapporti con la banca, se uno dei cointestatari spende tutto il denaro (prevedendo le clausole di tali contratti che vi sia la firma normalmente disgiunta), gli altri cointestatari non possono sollevare contestazioni alla banca e potrebbero essere tenuti a coprire eventuali debiti.

I conti correnti cointestati sono spesso utilizzati da coppie sposate o da familiari per gestire le finanze comuni o per aiutarsi a vicenda a gestire le finanze. Tuttavia, è importante che i cointestatari abbiano una buona comprensione dei loro diritti e responsabilità prima di aprire un conto corrente cointestato.

Conto corrente cointestato: rapporti interni ed esterni

L'articolo 1854 del Codice Civile stabilisce che se un conto corrente è intestato a più persone (cointestato) che hanno la capacità di eseguire operazioni individualmente, gli intestatari sono considerati creditori o debitori solidali dei saldi del conto. Questo significa che anche se non c'è una clausola specifica nel contratto di conto corrente cointestato, i cointestatari sono considerati debitori e creditori solidali nei rapporti con l'esterno.

Tuttavia, è necessario distinguere i rapporti interni, in cui si può solo discutere di una richiesta di restituzione di somme, da quelli esterni.

Rapporto bancario cointestato alimentato da un solo soggetto: come detto, la legge stabilisce che i cointestatari di un conto corrente cointestato siano debitori e creditori solidali delle somme presenti sul rapporto bancario: tuttavia, questa solidarietà riguarda solo i rapporti esterni.

Per quanto riguarda i rapporti interni, le somme sul conto corrente appartengono a tutti i titolari e ognuno è responsabile per una quota pari alla propria partecipazione.

Se non è specificato diversamente, la partecipazione di ogni soggetto è uguale. In caso di disaccordo, è possibile proporre una azione di rivendicazione per la restituzione delle somme. In base all'articolo 1298 del Codice Civile, che si applica anche ai conti correnti cointestati, nei rapporti interni l'obbligazione solidale si divide tra i titolari del conto. E, in assenza di una prova contraria, si presume che le quote siano uguali.

Questa è la ragione per la quale di solito si indica e si ritiene che il saldo del conto corrente spetti ai due cointestatari e sia da dividere al 50%: ciò è corretto ma solo se non ci sono indicazioni o prove diverse. Si tratta della regola generale: ma cosa avviene se il conto corrente è alimentato da un solo coniuge.

Cosa accede se il conto corrente è alimentato da un solo cointestatario, in ipotesi un coniuge?

Come anticipato, e come indica espressamente Cass. 4 gennaio 2018, n. 77, in un conto corrente bancario cointestato, vale a dire intestato a due o più persone (in ipotesi anche due coniugi), i rapporti interni tra i correntisti non sono regolati dall'articolo 1854 del Codice Civile, che riguarda i rapporti con la banca, ma dall'articolo 1298, secondo comma, del Codice Civile.

Quest'ultimo stabilisce che il debito e il credito solidali si dividono in quote uguali, a meno che non risulti diversamente. Ciò significa che, se il saldo attivo del conto proviene da somme che appartengono solo a uno dei correntisti, l'altro non può pretendere di avere diritto a quelle somme nel rapporto interno.

Anche se si presume che le quote siano uguali, ogni cointestatario non può disporre a proprio favore, senza il consenso espresso o tacito dell'altro, di una somma superiore alla sua quota, sia in relazione al saldo finale che all'intero svolgimento del rapporto.

Rapporto bancario cointestato alimentato da un solo soggetto: dunque, nei rapporti tra i due cointestatari di un conto corrente cointestato, le somme presenti spettano ai titolari pro quota: tale quota si presume uguale (per cui al 50% se i cointestatari sono in due), ma tale presunzione può essere vinta nel caso concreto.

Per cui, se il conto corrente cointestato è alimentato da denaro di un solo cointestatario oppure prevalentemente da tale soggetto, le somme presenti in un dato momento spetteranno a tale soggetto unicamente o prevalentemente, a seconda dei casi.

Questo però se si tratta di due cointestatari qualunque.

Ma tale soluzione è influenzata dal fatto che si tratti di due coniugi?

Effettivamente è così, perché la situazione muta a seconda che siano in comunione o separazione dei beni.

Vediamo le differenze in relazione al conto corrente alimentato da un solo coniuge.

Conto corrente cointestato alimentato da un solo coniuge: separazione dei beni

La separazione dei beni tra i coniugi è un regime patrimoniale che regola la gestione e la ripartizione dei beni e delle proprietà all'interno di un matrimonio o un'unione civile. In questo regime, ciascun coniuge mantiene la proprietà e il controllo dei beni personali che aveva prima del matrimonio e di quelli acquisiti durante il matrimonio mediante acquisto, eredità o donazione.

In caso di separazione, divorzio o morte, i beni non vengono divisi o condivisi tra i coniugi, ma ciascuno conserva ciò che gli appartiene.

Alla luce dell’indicazione che precede, è evidente che se i coniugi sono in separazione dei beni vale la regola generale: il saldo del conto corrente cointestato spetta in via presuntiva al 50% tra i due coniugi, salva la prova che sia stato alimentato da un solo coniuge o prevalentemente da tale coniuge.

Se la prova vi è (perché, ad esempio, gli accredito sono solo lo stipendio di tale coniuge) il relativo saldo spetta solo al coniuge che abbia alimentato il conto corrente.

Ove il conto corrente sia stato alimentato anche in parte dall’altro, occorrerà verificare come siano state utilizzate le somme: il coniuge che abbia alimentato il conto in via secondaria potrebbe aver già beneficiato o utilizzato le sue somme. In ogni caso la divisione del saldo sarà proporzionale ai soldi messi da ognuno e non utilizzato da tale soggetto.

Comunione dei beni e coniugi titolari di un rapporto bancario con versamenti di un solo coniuge

A differenza dalla separazione dei beni, la comunione dei beni è una forma di gestione patrimoniale che riguarda i coniugi durante il matrimonio.

In questo tipo di regime patrimoniale, i beni acquisiti durante il matrimonio dai due coniugi vengono considerati come di proprietà comune, e quindi appartengono a entrambi i coniugi. Ciò significa che i beni acquisiti durante il matrimonio, come la casa, i mobili, i risparmi, e così via, sono condivisi equamente tra i coniugi, indipendentemente dal fatto che siano stati acquistati da uno solo dei coniugi o dai due insieme.

Nella comunione dei beni, nel momento in cui i coniugi si separano è necessario suddividere tutti i guadagni ottenuti dalle loro attività individuali e non ancora spesi (l’art. 177 cc indica che rientrano in comunione “i proventi dell'attività separata di ciascuno dei coniugi se, allo scioglimento della comunione, non siano stati consumati”).

Entrano in comunione e vanno divisi al 50% anche i fondi presenti sui conti correnti personali e sia quelli presenti nel rapporto cointestato con il partner.

Per cui, come regola generale, nella comunione dei beni va diviso al 50% il saldo del conto corrente cointestato anche se alimentato da un solo coniuge.

Ma non è sempre così.

Anche nella comunione è da considerare che ci sono beni che non entrano nella comunione: possiamo ricordare, in particolare, il caso dei beni personali acquisiti prima del matrimonio o dei beni ereditati o ricevuti in donazione.

Questo può influenzare la risposta da fornire rispetto alla domanda concernente le sorti del conto corrente cointestato alimentato da un solo coniuge.

Se, ad esempio, in tale rapporto bancario vi è una somma ricevuta a seguito di donazione o eredità, si tratta di somme che non entrano in comunione e, quindi, spettano al solo coniuge che le abbia ricevute e che le abbia girate nel conto.

Conto corrente cointestato alimentato da un solo coniuge: conclusioni

Pensiamo di aver chiarito al questione relativa alle sorti delle somme presenti nel conto corrente cointestato e alimentato da un solo coniuge o, almeno, in prevalenza da tale coniuge.

La verifica però va effettuata nel caso concreto: come evidenziato, a volte è necessario ricostruire le movimentazioni del conto: accrediti ma anche disposizioni, per capire in definitiva di chi sono le somme presenti in un dato momento.

Marco Ticozzi Avvocato Venezia

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