15 marzo 2025
Clausola Risolutiva Espressa: come funziona secondo l’Art. 1456 cc? Nel panorama contrattuale, la clausola risolutiva espressa rappresenta uno strumento essenziale per stabilire a priori le condizioni per la risoluzione automatica del contratto in caso di inadempimento. Prevista dall’art. 1456 cc, consente alle parti di evitare lunghe controversie giudiziarie, regolando in modo chiaro e immediato la cessazione del rapporto contrattuale. Un caso tipico di applicazione si trova nel contratto di locazione, dove può essere utilizzata per disciplinare il mancato pagamento del canone. In questo articolo vedremo nel dettaglio come funziona, quali vantaggi offre e proporremo anche un esempio pratico per comprenderne meglio l’utilizzo.

Che cos'è la Clausola Risolutiva Espressa?
La clausola risolutiva espressa è una previsione contenuta nell’accordo tra le parti in cui viene stabilito che, in caso di inadempimento di una determinata obbligazione prevista dal contratto, il contratto stesso si risolve automaticamente senza necessità di passare tramite il giudice o una sentenza che dichiari la risoluzione. La risoluzione in forza di tale previsione contrattuale non è in realtà automatica: è rimessa alla parte adempiente che beneficia della previsione decidere se invocare o meno la stessa, avvalendosi della clausola risolutiva espressa e provocando la risoluzione del contratto.
Art. 1456 cc: cosa prevede il codice civile?
Tale previsione contrattuale, che consente appunto lo scioglimento automatico del rapporto al verificarsi di uno specifico inadempimento di una delle parti, è disciplinata dall’art. 1456 cc.
La previsione indica che: "i contraenti possono convenire espressamente che il contratto si risolva nel caso che una determinata obbligazione non sia adempiuta secondo le modalità stabilite. In questo caso, la risoluzione si verifica di diritto quando la parte interessata dichiara all'altra che intende valersi della clausola risolutiva”.
Vediamo quali sono gli aspetti principali di questa regola fissata dall’art. 1456 del codice civile.
La necessità di indicare lo specifico inadempimento collegato alla clausola
È fondamentale che la previsione contrattale indichi lo specifico inadempimento che è collegato alla risoluzione espressa e automatica del contratto.
Una previsione generica che colleghi tutte le violazioni del contratto a una clausola risolutiva espressa non è considerata efficace dalla Cassazione, in quanto è vista come una mera "clausola di stile". In altre parole, per essere considerata valida ed efficace, la clausola risolutiva deve identificare chiaramente e specificamente quali inadempimenti comporteranno la risoluzione automatica del contratto.
La funzione della Clausola risolutiva espressa: Evitare Margini di Incertezza
Una delle principali ragioni per cui le parti possono decidere di inserire una previsione contrattale di questo tipo è la certezza. In assenza di tale clausola, l'eventuale risoluzione del contratto a causa di un inadempimento sarebbe lasciata alla discrezionalità del giudice, che potrebbe risolvere il contratto solo se considera l'inadempimento come grave.
La presenza della clausola, invece, elimina ogni margine di discrezionalità. La risoluzione avverrà automaticamente, senza bisogno di interpretazioni o giudizi sull'entità dell'inadempimento. Questo fornisce alle parti una maggiore sicurezza e prevedibilità nel contratto.
Evidenziava al riguardo Galgano che “la previsione di una clausola risolutiva espressa per l’inadempimento del contratto esonera dalla necessità di valutare l’importanza dell’inadempimento, questa essendo già stata valutata dai contraenti, che hanno ricollegato la risoluzione di diritto all’inadempimento, secondo la lettera dell’art. 1456, di una « determinata obbligazione » o, come ammette la giurisprudenza, di una o più determinate obbligazioni, specificamente menzionate a questi effetti nella clausola risolutiva”.
1456 cc: inadempimento Soggettivo vs Oggettivo
È interessante notare come, grazie alla clausola risolutiva espressa, un inadempimento possa portare alla risoluzione del contratto anche se non è oggettivamente grave.
Questo perché, attraverso questa previsione contrattale, le parti riconoscono che, per loro, l'adempimento in questione è di fondamentale importanza, indipendentemente dalla sua valutazione oggettiva.
In pratica, ciò che potrebbe apparire come un piccolo errore o una trascuratezza in altri contesti, diventa, grazie alla clausola in commento, un inadempimento di fondamentale importanza, capace di far cadere l'intero contratto.
Chi può far valere tale clausola
La clausola risolutiva espressa porta alla risoluzione automatica del contratto ma, per operare, come indica l’art. 1456 cc, è necessario che la parte adempiente si avvalga della clausola risolutiva espressa. Sono spesso necessari alcuni passi.
Ecco come si procede generalmente:
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Comunicazione di inadempimento: Una volta verificatosi l'inadempimento che attiva la previsione contrattale in commento, la parte che intende far valere la clausola deve comunicarlo all'altra parte. Questa comunicazione, di solito redatta in forma scritta (come una raccomandata con ricevuta di ritorno o una PEC), deve specificare l'inadempimento e far riferimento alla clausola risolutiva espressa presente nel contratto. La parte non è obbligata ad attivare tale previsione contrattale, essendo solo una sua facoltà: potrebbe preferire far proseguire il contratto senza avvalersi della clausola in commento.
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Termine di grazia (se previsto): Alcuni contratti possono prevedere un "termine di grazia" o un periodo durante il quale la parte inadempiente ha la possibilità di rimediare all'inadempimento prima che la clausola risolutiva espressa produca effetto. Se esiste tale termine, bisogna attendere la sua scadenza prima di poter far valere la previsione contrattale.
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Eventuale intervento giurisdizionale: Nonostante la clausola risolutiva espressa produca effetti automatici, potrebbe essere necessario un intervento giurisdizionale per constatarne gli effetti o per risolvere eventuali controversie legate all'inadempimento. Ad esempio, se una delle parti contesta l'esistenza o la gravità dell'inadempimento, potrebbe essere necessario adire un giudice.
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Esecuzione: Una volta constatata la risoluzione del contratto, le parti devono eseguire quanto previsto in caso di risoluzione, come la restituzione di beni, eventuali indennizzi o altro.
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Effetti retroattivi: La risoluzione del contratto a causa dell'attivazione della previsione contrattale in commento ha di solito effetto retroattivo. Ciò significa che il contratto si intende mai stipulato e le parti devono essere ripristinate nella posizione in cui si trovavano prima della conclusione dell'accordo. Tuttavia, ciò non pregiudica i diritti maturati in buona fede prima della risoluzione.
È sempre consigliabile, nel caso si voglia far valere una clausola risolutiva espressa, di avvalersi della consulenza di un avvocato per assicurarsi di rispettare tutte le formalità necessarie e per gestire eventuali complicazioni.
Esempio di Clausola Risolutiva Espressa nei Contratti
La clausola risolutiva espressa, prevista dall’art. 1456 cc, può essere inserita in qualsiasi contratto per stabilire che il mancato adempimento di una specifica obbligazione comporti la risoluzione automatica del rapporto. Questo consente alle parti di evitare incertezze e di disciplinare con precisione le conseguenze di un inadempimento.
Un esempio può riguardare un contratto di appalto per la realizzazione di un’opera, in cui una determinata fase dell’attività sia considerata essenziale e il mancato rispetto dell’impegno pattuito porti alla risoluzione del contratto.
ESEMPIO DI CLAUSOLA RISOLUTIVA ESPRESSA PER CONTRATTO DI APPALTO:
“Le parti convengono espressamente che l’obbligazione dell’appaltatore di eseguire la specifica lavorazione avente ad oggetto [specificare la fase essenziale] costituisce elemento essenziale del presente contratto. Pertanto, in caso di inadempimento di tale specifica obbligazione, il committente avrà facoltà di dichiarare la risoluzione automatica del contratto ai sensi dell’art. 1456 cc con il diritto di agire per il risarcimento degli eventuali danni.”
Vediamo ora come questa clausola si applica specificamente a un contratto di locazione.
Esempio di Clausola Risolutiva Espressa per Contratto di Locazione
Nei contratti di locazione, la clausola risolutiva espressa è spesso utilizzata per disciplinare il mancato pagamento del canone d’affitto. Se il conduttore non versa l’importo dovuto per un certo periodo di tempo, il locatore può far valere la clausola e ottenere la risoluzione del contratto senza necessità di un intervento giudiziale.
ESEMPIO DI CLAUSOLA RISOLUTIVA ESPRESSA PER CONTRATTO DI LOCAZIONE:
“Le parti convengono espressamente che il presente contratto di locazione si intenderà automaticamente risolto qualora il conduttore ometta di pagare il canone per un periodo superiore a [numero] mesi consecutivi. In tale ipotesi, il locatore avrà facoltà di riprendere immediato possesso dell’immobile, fermo restando il diritto di agire per il risarcimento di ogni ulteriore danno.”
Oltre al mancato pagamento del canone, una clausola risolutiva espressa nel contratto di locazione può disciplinare altre ipotesi di inadempimento, come il mancato versamento del deposito cauzionale.
ESEMPIO DI CLAUSOLA RISOLUTIVA ESPRESSA PER IL DEPOSITO CAUZIONALE:
“Il presente contratto di locazione si intenderà automaticamente risolto qualora il conduttore non versi il deposito cauzionale entro il termine di [numero] giorni dalla sottoscrizione del contratto. In tal caso, il locatore avrà facoltà di ritenere la caparra eventualmente già versata e di locare l’immobile a terzi.”
Questi esempi dimostrano come la clausola risolutiva espressa nel contratto di locazione possa essere adattata a diverse esigenze, tutelando il locatore senza necessità di avviare un’azione giudiziaria per risolvere il rapporto contrattuale.
Differenze dalla condizione risolutiva
La clausola risolutiva espressa e la condizione risolutiva sono entrambe figure giuridiche legate alla possibile risoluzione di un contratto in seguito ad inadempimento. Tuttavia, pur avendo una finalità simile, presentano differenze sostanziali nella loro natura e nei loro effetti. Vediamo quali sono:
Clausola Risolutiva Espressa:
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Natura: La previsione contrattale in commento è un patto, un accordo tra le parti, che stabilisce in anticipo che in caso di inadempimento di una o più obbligazioni specificate, il contratto sarà automaticamente risolto.
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Effetti: L'inadempimento di una delle obbligazioni previste dalla clausola comporta la risoluzione automatica del contratto, senza la necessità di un intervento giurisdizionale, sebbene possa essere necessario un giudizio per constatarne gli effetti.
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Funzione: Offre certezza alle parti, definendo a priori le circostanze in cui il contratto verrà risolto.
Condizione Risolutiva:
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Natura: La condizione risolutiva rappresenta un evento futuro ed incerto, il cui verificarsi determina la cessazione degli effetti del contratto. La condizione risolutiva non è necessariamente legata all'inadempimento di una delle parti, ma può riferirsi a qualsiasi tipo di evento, sia interno che esterno al contratto.
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Effetti: Al verificarsi della condizione, gli effetti del contratto cessano automaticamente. A differenza della previsione contrattale in commento, la condizione risolutiva non necessita di un inadempimento specifico per produrre i suoi effetti e, quando l’inadempimento è posto ad oggetto della condizione, il suo verificarsi provoca la cessazione degli effetti del contratto senza che tale inadempimento generi responsabilità.
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Funzione: Introduce un elemento di flessibilità nel contratto, permettendo alle parti di legare la durata o l'efficacia del contratto al verificarsi di un evento specifico.
In sintesi, mentre la clausola in commento si focalizza sull'inadempimento di specifiche obbligazioni come causa della risoluzione, la condizione risolutiva lega la cessazione del contratto al verificarsi di un evento futuro ed incerto, che può essere indipendente dal comportamento delle parti.
Conclusioni
La clausola risolutiva espressa è uno strumento essenziale nel panorama contrattuale. Offre alle parti una maggiore certezza e controllo sulle condizioni del contratto, sottolineando l'importanza di specifici adempimenti e riducendo i margini di discrezionalità legati all'interpretazione del contratto.
Nella complessità delle relazioni contrattuali moderne, strumenti come la previsione contrattale in commento sono fondamentali per garantire che le parti siano protette e che le loro intenzioni siano rispettate. Attraverso la sua adozione, le parti hanno la possibilità di definire con precisione ciò che per loro è essenziale, dando vita a contratti più solidi e resilienti.
FAQ sulla Clausola Risolutiva Espressa e l’Art. 1456 cc
1. Cos’è la clausola risolutiva espressa?
La clausola risolutiva espressa è una previsione contrattuale che consente alle parti di stabilire in anticipo che il mancato adempimento di una specifica obbligazione comporti la risoluzione automatica del contratto. Questo strumento offre maggiore certezza nei rapporti contrattuali, evitando di dover dimostrare in giudizio la gravità dell’inadempimento.
2. Cosa prevede l’art. 1456 cc del Codice Civile?
L’art. 1456 cc stabilisce che le parti possono convenire espressamente che il contratto si risolva nel caso di inadempimento di una determinata obbligazione. La risoluzione avviene di diritto, ma solo se la parte adempiente dichiara di volersi avvalere della clausola risolutiva espressa.
3. Quali sono gli elementi essenziali di una clausola risolutiva espressa valida?
Affinché la clausola risolutiva espressa sia valida, deve: Indicare con precisione quale obbligazione determina la risoluzione automatica del contratto; Non essere generica o riferita a tutti gli inadempimenti (Cassazione, che le considera “clausole di stile”); Essere espressamente accettata dalle parti nel contratto.
4. Quando si usa una clausola risolutiva espressa in un contratto di locazione?
Nei contratti di locazione, la clausola risolutiva espressa è spesso utilizzata per prevedere la risoluzione automatica in caso di mancato pagamento del canone per un determinato periodo o per il mancato versamento del deposito cauzionale. Questo permette al locatore di evitare lunghi procedimenti di sfratto.
5. Qual è un esempio pratico di clausola risolutiva espressa in un contratto di locazione?
Un esempio tipico riguarda il mancato pagamento del canone: “Le parti convengono espressamente che il presente contratto di locazione si intenderà automaticamente risolto qualora il conduttore ometta di pagare il canone per un periodo superiore a [numero] mesi consecutivi. In tale ipotesi, il locatore avrà facoltà di riprendere immediato possesso dell’immobile.”
6. La clausola risolutiva espressa può essere contestata in giudizio?
Sì, sebbene la risoluzione avvenga automaticamente, la parte inadempiente può contestare la legittimità della clausola o l’effettivo verificarsi dell’inadempimento. In questi casi, potrebbe essere necessario un intervento del giudice per accertare la validità della risoluzione.
7. Quali sono le differenze tra clausola risolutiva espressa e condizione risolutiva?
Sebbene entrambe possano portare alla cessazione del contratto, ci sono differenze sostanziali. Clausola risolutiva espressa: Si applica in caso di inadempimento contrattuale, con effetti automatici su dichiarazione della parte adempiente. Condizione risolutiva: È legata a un evento futuro e incerto (che non necessariamente dipende dall’inadempimento), il cui verificarsi determina la cessazione del contratto.

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