Blog

Ordinamento Giuridico: definizione e significato

21 settembre 2023

Ordinamento Giuridico: quale Definizione e significato? Per i miei studenti ho preparato una breve guida che indica, in modo semplice ma completo, che cosa è l'ordinamento giuridico, da cosa è composto e quale è il ruolo della sanzione. Viene evidenziato come assuma rilievo anche il concetto di certezza del diritto e come giochi un ruolo importante la concreta efficacia dissuasiva delle sanzioni.

Ordinamento Giuridico: definizione e significato
Ordinamento Giuridico: definizione e significato

Ordinamento Giuridico: Definizione e significato

L'ordinamento giuridico rappresenta l'architettura complessiva di norme e principi che disciplinano la coesistenza e l'interazione degli individui all'interno di una determinata società. Esso è una struttura articolata e dinamica, che nasce dalla necessità di ordinare, in modo chiaro e preciso, i rapporti sociali, proteggendo diritti e doveri dei cittadini.

Ogni ambito della vita quotidiana può essere influenzato da queste regole: dall'acquisto di un bene, alla stipula di un contratto, dalle norme che stabiliscono cosa sia lecito o illecito compiere, alle modalità con cui le istituzioni pubbliche operano e prendono decisioni. L'ordinamento giuridico, dunque, non è una mera raccolta di leggi, ma rappresenta il cuore pulsante di una società, il riflesso delle sue tradizioni, dei suoi valori e delle sue aspirazioni.

Esso evolve nel tempo, adattandosi ai cambiamenti socio-culturali e alle esigenze emergenti, garantendo al contempo stabilità e prevedibilità.

Attraverso l'ordinamento, uno Stato assicura che la giustizia, l'equità e la legalità siano principi fondamentali e inalienabili, su cui si fonda ogni comunità civile.

I Vari Campi del Diritto e le Loro Differenze

Il diritto, all'interno dell'ordinamento giuridico, può essere suddiviso in vari campi, ognuno dei quali regola aspetti diversi della vita sociale. I principali campi del diritto nell'ambito dell'ordinamento giuridico sono il diritto civile, il diritto penale e il diritto amministrativo o pubblico.

Il diritto civile, un pilastro fondamentale dell'ordinamento giuridico, riguarda i rapporti tra i privati e regola questioni come i contratti, la proprietà, il diritto di famiglia, le successioni, ecc. Le norme di diritto civile hanno principalmente lo scopo di tutelare i diritti e gli interessi dei privati, e le sanzioni previste sono per lo più di natura risarcitoria.

Il diritto penale riguarda i comportamenti che la società considera particolarmente gravi e pericolosi, e che pertanto vengono puniti con sanzioni penali, come la reclusione o la multa. Le norme di diritto penale hanno principalmente una funzione repressiva e deterrente.

Il diritto amministrativo o pubblico riguarda l'organizzazione e il funzionamento delle pubbliche amministrazioni e dei rapporti tra queste e i privati. Le norme di diritto amministrativo hanno principalmente lo scopo di garantire il corretto funzionamento della pubblica amministrazione e di tutelare i diritti dei cittadini nei confronti della stessa. Le sanzioni previste sono per lo più di natura amministrativa, come ad esempio le multe.

Ogni campo del diritto ha le sue specifiche caratteristiche, le sue norme e le sue sanzioni, e si occupa di aspetti diversi della vita sociale. Tuttavia, i vari campi del diritto sono interconnessi e si influenzano a vicenda, e spesso una stessa situazione può coinvolgere norme appartenenti a più campi del diritto.

Ordinamento giuridico e diversi significati di Disposizione, Norma, Articolo e Comma

Disposizione: è un termine generico che indica una regola o un insieme di regole previste da una legge o da un atto normativo. Una disposizione può riguardare diversi aspetti, come ad esempio gli obblighi o i diritti dei cittadini, le competenze degli organi pubblici, le procedure da seguire in determinate situazioni, ecc.

Norma: è un'istruzione o una regola che stabilisce un comportamento da seguire o da evitare. Le norme giuridiche sono quelle previste dall'ordinamento giuridico di uno Stato e hanno carattere vincolante, nel senso che il loro rispetto è obbligatorio e la loro violazione può comportare una sanzione.

Articolo: è una delle parti in cui è suddiviso un testo normativo (come ad esempio una legge, un regolamento, un codice, ecc.). Ogni articolo contiene una o più disposizioni o norme che riguardano uno specifico aspetto della materia regolata dal testo normativo. Gli articoli sono numerati in modo progressivo e costituiscono la struttura principale del testo normativo.

Comma: è una delle parti in cui è suddiviso un articolo. Ogni comma contiene una singola disposizione o norma, o una parte di essa. I commi sono numerati in modo progressivo all'interno di ciascun articolo e servono a rendere il testo più chiaro e ordinato.

In sintesi, la "disposizione" è una regola contenuta in un atto normativo, la "norma" è una regola di comportamento vincolante, l'"articolo" è una parte di un testo normativo che contiene una o più disposizioni, e il "comma" è una parte di un articolo che contiene una singola disposizione o parte di essa.

La Complessità degli Stati Moderni e del connesso ordinamento giuridico

Gli Stati moderni sono caratterizzati da una notevole complessità, dovuta alla molteplicità di enti e organi che hanno il potere di produrre regole all'interno dell'ordinamento giuridico. Oltre al parlamento, che è l'organo legislativo per eccellenza, anche il governo, le regioni e l'Unione Europea hanno il potere di emanare norme.

Questa molteplicità di fonti può causare conflitti tra le regole, perché potrebbe accadere che una norma emanata da un'entità sia in contrasto con una norma emanata da un'altra entità all'interno dello stesso ordinamento giuridico.

Per risolvere questi conflitti, è necessario un criterio che stabilisca quale norma deve prevalere in caso di contrasto. Questo criterio è fornito dalla gerarchia tra le fonti, un principio secondo il quale le norme emanate da un'autorità superiore prevalgono su quelle emanate da un'autorità inferiore. Ad esempio, in molti ordinamenti, la Costituzione è la norma suprema e prevale su tutte le altre norme.

L'Importanza della Certezza del Diritto

La certezza del diritto, intesa come prevedibilità delle regole, è fondamentale per garantire il corretto funzionamento di una società. Se le leggi sono incomprensibili o soggette a interpretazioni diverse, le persone, anche volendo, fanno fatica a rispettarle e ad adattare il loro comportamento.

Questa situazione può generare confusione e incertezza, con conseguenze negative sia per i cittadini, che potrebbero involontariamente incorrere in sanzioni, sia per l'ordine pubblico, che verrebbe meno se le regole non fossero rispettate. Inoltre, la certezza del diritto è essenziale anche per il corretto funzionamento dell'economia: gli operatori economici devono poter pianificare le loro attività in base a regole chiare e stabili. Per tutte queste ragioni, è fondamentale garantire la certezza del diritto, rendendo le leggi comprensibili e prevedibili e garantendo interpretazioni uniformi da parte degli organi giudicanti.

La Divisione dei Poteri e la Certezza del Diritto

La divisione dei poteri dello Stato è un principio fondamentale nell'ordinamento giuridico per garantire l'indipendenza degli organi statali e la libertà dei cittadini. In particolare, la divisione tra potere legislativo, che spetta al parlamento, e potere giudiziario, che spetta al giudice, è fondamentale per garantire il rispetto del principio di eguaglianza: il giudice non fa le regole, ma le interpreta. Tuttavia, questa divisione può talvolta non aiutare la certezza del diritto nell'ambito dell'ordinamento giuridico.

Infatti, la norma è generale ed astratta, ed è compito del giudice adattarla al singolo caso concreto.

Questa operazione di adattamento può però generare incertezza, perché possono esserci interpretazioni diverse da parte di diversi giudici, e quindi più sentenze che affermano principi diversi. Questa situazione può creare confusione tra i cittadini, che non saprebbero a quale interpretazione attenersi, e tra gli operatori del diritto, che avrebbero difficoltà a prevedere l'esito di un procedimento giudiziario.

Certezza del diritto nei sistemi di Civil Law e Common Law

All'interno del panorama giuridico internazionale, i sistemi del Civil Law e del Common Law emergono come principali pilastri regolatori del diritto. Il Civil Law, prevalente in paesi come Francia, Germania e la maggior parte dell'Europa continentale, si basa su codici e statuti scritti, tendenzialmente di natura generale ed astratta. Questa struttura concede al giudice un'ampia discrezionalità nell'interpretare e applicare le norme ai casi concreti. Se da un lato questa flessibilità può adattarsi meglio a situazioni specifiche, dall'altro può portare a contrasti di giurisprudenza e, di conseguenza, a una maggiore incertezza del diritto. La pluralità di interpretazioni su uno stesso argomento, infatti, può generare ambiguità e rendere meno prevedibile l'orientamento giurisprudenziale.

Invece, il Common Law, radicato nel diritto inglese e diffuso in molte ex colonie britanniche, pone al centro delle sue decisioni il principio dello *stare decisis*. Questo principio sottolinea l'importanza dei precedenti giudiziali, obbligando i giudici a seguire le decisioni prese in casi simili in passato. Di conseguenza, pur avendo una grande flessibilità nel prendere decisioni, le corti di Common Law operano all'interno di un quadro più ristretto, basato sulle interpretazioni storiche dei giudici. Questa coerenza e continuità nelle decisioni legali favorisce la certezza del diritto, rendendo le sentenze più prevedibili e limitando le incertezze per i cittadini e gli operatori del diritto.

In sintesi, mentre il Civil Law, attraverso la sua struttura codificata e la discrezionalità giurisprudenziale, può portare a una maggiore variabilità nelle interpretazioni legali, il Common Law, attraverso la sua enfasi sui precedenti, tende a garantire una maggiore prevedibilità e certezza del diritto.

La Differenza tra Regole dell’ordinamento giuridico e Altre Regole

Le regole giuridiche sono diverse dalle regole morali, religiose o di cortesia, anche se tutte queste regole hanno in comune il fatto di regolare il comportamento delle persone all'interno di un ordinamento. Le regole giuridiche sono norme emanate dagli organi competenti dello Stato (parlamento, governo, enti locali, ecc.) e sono vincolanti per tutti i cittadini. Chi non rispetta una regola giuridica può essere soggetto a sanzioni, come multe o pene detentive, nell'ambito dell'ordinamento in cui è inserito.

Le regole morali, invece, sono norme che ciascuno si impone a sé stesso, in base ai propri principi etici. Non sono vincolanti nel senso giuridico del termine e non prevedono sanzioni legali, anche se il loro mancato rispetto può comportare una censura sociale.

Le regole religiose sono norme imposte da una determinata confessione religiosa ai suoi fedeli. Anche in questo caso, il mancato rispetto di queste regole può comportare sanzioni, ma solo all'interno della comunità religiosa di riferimento.

Infine, le regole di cortesia sono norme non scritte che regolano il comportamento sociale delle persone. Anche in questo caso, il mancato rispetto di queste regole non comporta sanzioni legali, ma può comportare una censura sociale.

La Funzione delle Sanzioni

Le sanzioni hanno una funzione fondamentale nell'ordinamento giuridico, in quanto contribuiscono a garantire il rispetto delle regole giuridiche.

Le sanzioni, infatti, rappresentano una conseguenza negativa che colpisce chi non rispetta una determinata regola giuridica. Questa conseguenza può essere di varia natura: può trattarsi di una multa, di una pena detentiva, di una sanzione amministrativa, ecc.

La presenza di una sanzione associata a una regola giuridica ha una duplice funzione. Da un lato, ha una funzione deterrente: sapendo che il mancato rispetto di una regola comporta una sanzione, le persone sono incentivate a rispettare la regola. Dall'altro lato, ha una funzione repressiva: se una persona non ha rispettato una regola, la sanzione rappresenta una forma di punizione che contribuisce a ristabilire l'ordine giuridico violato. In entrambi i casi, la sanzione contribuisce a garantire la certezza del diritto e a mantenere l'ordine sociale.

Ordinamento giuridico e Sanzioni nel Diritto Civile

Nel campo del diritto civile, all'interno di un ordinamento, la sanzione più comune è il risarcimento del danno. Il risarcimento del danno mira a riportare la persona lesa nella situazione in cui si trovava prima che il danno fosse arrecato, senza che vi sia un arricchimento per la parte lesa. In Italia, ad esempio, all'interno dell'ordinamento vigente, non sono ammissibili i danni punitivi, ossia quei danni che hanno lo scopo di punire il responsabile del danno, oltre a risarcire la vittima. La normativa italiana prevede infatti che il risarcimento del danno debba essere "integrale", ossia debba coprire interamente il danno subito, ma senza comportare un arricchimento per la vittima. Solo eccezionalmente, nel diritto civile, si possono avere altre sanzioni, come ad esempio la perdita della potestà genitoriale. Questa è una sanzione estremamente grave, che viene applicata solo in casi eccezionali, quando un genitore si rende responsabile di gravi violazioni dei doveri inerenti la potestà genitoriale.

Un'importante caratteristica delle sanzioni nel diritto civile è che il risarcimento viene dato solo se chi ne ha diritto agisce. Non vi è, come nel penale o nell'amministrativo, qualcuno che agisce per suo conto. Per cui i privati, per danni piccoli o se devono sostenere spese elevate, sono disincentivati ad agire in sede civile.

Le Sanzioni nel Diritto Penale

Nel diritto penale, le sanzioni hanno principalmente una funzione repressiva e deterrente.

La sanzione più comune in questo ambito è la pena detentiva, che comporta la privazione della libertà personale del condannato per un determinato periodo di tempo. Oltre alla pena detentiva, ci sono altre tipologie di sanzioni penali, come le pene pecuniarie (multe), le pene restrittive (come ad esempio gli arresti domiciliari o il divieto di avvicinamento a determinate persone o luoghi), le pene accessorie (come ad esempio l'interdizione dai pubblici uffici o la sospensione della patente di guida) e le misure di sicurezza (come ad esempio l'obbligo di soggiorno in un determinato luogo o l'interdizione dall'esercizio di una determinata professione).

In generale, all'interno dell'ordinamento giuridico, la sanzione penale viene comminata in base alla gravità dell'illecito commesso e tiene conto delle circostanze attenuanti o aggravanti che possono essere presenti nel caso concreto.

Le Sanzioni nel Diritto Amministrativo

Nel diritto amministrativo, all'interno dell'ordinamento giuridico, le sanzioni sono prevalentemente di natura pecuniaria, come ad esempio le multe, ma possono anche essere di altro tipo, come ad esempio la revoca di una licenza o di un'autorizzazione.

A differenza del diritto civile, in cui le parti in causa sono entrambe private, nel diritto amministrativo c'è sempre un organo pubblico che agisce, solitamente l'amministrazione pubblica. Questo favorisce ad esempio azioni per questioni anche non rilevanti economicamente, che un privato non attiverebbe a proprie spese. L'amministrazione pubblica, infatti, ha il dovere di vigilare sul rispetto delle norme amministrative e di attivarsi, anche d'ufficio, per sanzionare eventuali violazioni.

Le sanzioni amministrative hanno principalmente una funzione deterrente e repressiva: da un lato, servono a disincentivare i comportamenti illeciti, dall'altro, servono a punire chi ha violato le norme.

L'Influenza della Concreta Applicazione delle Sanzioni sulla loro Deterrenza

L'efficacia di una sanzione come deterrente è strettamente legata alla sua concreta applicazione all'interno di un ordinamento. Questa include non solo l'individuazione del colpevole, ma anche il suo rapido processamento e l'effettivo scontamento della pena.

Per esempio, una sanzione penale che non viene applicata, o per la quale è facile ottenere la condizionale o altri benefici, potrebbe disincentivare meno di sanzioni amministrative nel medesimo ordinamento. Questo perché, nella percezione comune, una sanzione che non viene applicata o che può essere facilmente elusa è vista come meno grave e quindi meno deterrente.

D'altro canto, sanzioni amministrative, anche se meno gravi dal punto di vista della pena, possono essere percepite come più deterrenti se applicate con maggiore rapidità e certezza. In generale, affinché una sanzione sia efficace come deterrente, è fondamentale che vi sia una reale probabilità che essa venga applicata e che il suo scontamento sia effettivo.

Ordinamento giuridico: Differenza tra Diritto Oggettivo e Diritto Soggettivo

Il diritto oggettivo e il diritto soggettivo sono due concetti fondamentali nell'ambito del diritto, ma hanno significati molto diversi.

Il diritto oggettivo si riferisce all'insieme delle norme giuridiche che regolano i rapporti sociali in una determinata società. Esso include tutte le leggi, i regolamenti, i trattati internazionali, ecc., che sono in vigore in uno Stato e che devono essere rispettati da tutti i cittadini e dalle autorità pubbliche. Il diritto oggettivo stabilisce i diritti e i doveri dei cittadini, le competenze degli organi dello Stato, le procedure da seguire in determinate situazioni, ecc.

Il diritto soggettivo, invece, si riferisce alla facoltà o al potere riconosciuto ad un individuo (o a un ente) dall'ordinamento giuridico di compiere determinati atti o di godere di determinati beni. Esso include i diritti di proprietà, i diritti contrattuali, i diritti di famiglia, ecc. Il diritto soggettivo è quindi un potere giuridico che l'individuo può esercitare nei confronti degli altri soggetti o dello Stato, ed è tutelato dall'ordinamento giuridico.

In sintesi, il diritto oggettivo è l'insieme delle norme giuridiche che regolano una società, mentre il diritto soggettivo è la facoltà o il potere riconosciuto ad un individuo dall'ordinamento giuridico.

Differenza tra Diritto Soggettivo e Interesse Legittimo

Il diritto soggettivo e l'interesse legittimo sono due concetti diversi che si riferiscono a posizioni giuridiche degli individui nei confronti dell'ordinamento giuridico.

Il diritto soggettivo è una facoltà o un potere riconosciuto dall'ordinamento giuridico ad un individuo (o a un ente) di compiere determinati atti o di godere di determinati beni. Esso è tutelato dall'ordinamento giuridico, nel senso che chiunque violi il diritto soggettivo di un individuo può essere obbligato a risarcire il danno causato o a subire altre sanzioni previste dalla legge. Esempi di diritti soggettivi sono il diritto di proprietà, il diritto al risarcimento del danno, il diritto alla privacy, ecc.

L'interesse legittimo, invece, è un interesse di un individuo che la legge protegge solo indirettamente, in quanto coincide con l’interesse pubblico. Ad esempio, di fronte all’atto amministrativo di espropriazione per pubblica utilità, il diritto di proprietà del privato degrada a mero interesse legittimo. Il proprietario espropriato potrà impugnare l’atto di espropriazione se illegittimo, ma dovrà rivolgersi al giudice amministrativo. In questo caso, il suo diritto di proprietà è protetto solo come interesse legittimo, ossia solo se coincide con l’interesse pubblico al regolare esercizio del pubblico potere.

Quando la legge riconosce un potere discrezionale alla pubblica amministrazione, come nel caso dell’espropriazione per pubblica utilità, la posizione di interesse del privato perde la natura di diritto soggettivo e si presenta solo come interesse legittimo.

In generale, quindi, l'interesse legittimo si manifesta nei casi in cui la legge riconosce alla pubblica amministrazione il potere di decidere se compiere o non compiere un dato atto che tocchi l'interesse di un privato.

Marco Ticozzi Avvocato Venezia

Richiedi una consulenza

contattaci