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Diritti della personalità: quali sono?

29 settembre 2023

I diritti della personalità : quali sono? quale può essere un elenco dei principali diritti della persona? I diritti della personalità sono un insieme di prerogative fondamentali, intimamente legate alla dignità e all'integrità dell'essere umano, che godono di tutela costituzionale in quanto essenziali per il pieno sviluppo della persona umana in società. Questi diritti, il cui riconoscimento è ancorato alla nozione di diritti umani, sono inalienabili, irrinunciabili e inviolabili, e comprendono il diritto alla vita, alla salute, alla libertà, all'integrità fisica e psichica, all'onore, all'identità personale e alla riservatezza. Nell'articolo che segue, esploreremo le caratteristiche fondamentali dei diritti della personalità, esaminando come questi si siano evoluti storicamente e siano stati recepiti nel quadro giuridico e costituzionale. Verranno portati alla luce esempi concreti e situazioni in cui questi diritti vengono tutelati, chiariti o potenzialmente violati, considerando anche come i cambiamenti sociali, tecnologici e culturali incidano sulla loro interpretazione e applicazione. L'analisi si estenderà, tra gli altri, ai diritti alla vita, alla libertà e alla sicurezza personale, all'integrità fisica e morale, all'identità personale, all'immagine, alla riservatezza, così come alla tutela dell'onore e della reputazione.

Diritti della personalità
Diritti della personalità: quali sono?

Diritti della Personalità: introduzione

I diritti della personalità sono concepiti come diritti inalienabili, esistenti indipendentemente dalla legislazione che li riconosce. Questi diritti, radicati nella nozione di diritti umani, sono garantiti a ogni individuo indipendentemente dal contesto politico e sociale in cui vive, e ogni Stato ha il dovere di riconoscerli e garantirli. Si tratta, tra gli altri, del diritto alla vita, alla salute, all’integrità fisica, alla libertà personale, alla riservatezza e all’espressione del pensiero.

Evoluzione Storica e Dichiarazioni Fondamentali

La storia delle dichiarazioni sui diritti della personalità è lunga e varia, con documenti seminali come la Magna Charta del 1225 e il Bill of Rights del 1689 in Inghilterra, nonché la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789 in Francia. Questi documenti, benché espressione di una consapevolezza crescente dei diritti umani, manifestavano una certa relatività storica, limitando talvolta i diritti a certe classi di persone e, come nel caso di alcune dichiarazioni americane, coesistendo con istituzioni come la schiavitù.

La teorizzazione sistematica dei diritti della personalità è stata principalmente sviluppata dalla Scuola del diritto naturale tra il XVII e il XVIII secolo. Figure come Grozio, Domat, e Pufendorf hanno ideato sistemi di diritto basati sulla ragione e sulla legge naturale universale, distinguendosi per la loro laicità e opponendosi ai principi dispotici dell’epoca. Questa visione ha influenzato la formulazione delle Costituzioni moderne, che hanno integrato questi diritti nei loro principi fondamentali.

Articolo 2 della Costituzione e tutela dei diritti della personalità

L’articolo 2 della Costituzione Italiana detiene un ruolo centrale e peculiare nella salvaguardia dei diritti della personalità, stabilendo che: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità.” Questo articolo non solo serve come pilastro di protezione dei diritti umani, ma riconosce e conferisce anche il loro carattere di “inviolabilità”.

Dal testo dell’articolo 2 non emergono indicazioni precise o elenchi dettagliati riguardo alla natura o al numero di tali diritti inviolabili. Questa mancanza di specificità nella norma costituzionale ha dato origine a quello che viene definito il carattere “atipico” dei diritti della personalità. Significa che non è la norma stessa a delineare esaurientemente quali siano questi diritti, ma è compito dell’interprete giuridico, e in particolare della giurisprudenza, valutarli e riconoscerli. Questa atipicità permette un adattamento e un’evoluzione dinamica del concetto di diritti della personalità nel tempo, dando la possibilità di riconoscere nuovi diritti che in passato non erano considerati o non esistevano, come il diritto alla riservatezza.

Questo meccanismo di interpretazione e adattamento è fondamentale per l’evoluzione del diritto e della società, consentendo l’inserimento di nuovi diritti e garantendo la loro tutela in modo adeguato. L’atipicità, inoltre, permette al sistema giuridico di non rimanere ancorato a interpretazioni desuete o superate, offrendo una base solida ma flessibile per l’affermazione e la protezione dei diritti dell’uomo.

In questo contesto, l’articolo 2 si presenta come un faro orientativo per la tutela dei diritti della personalità, offrendo un principio generale che gli organi giurisdizionali e legislativi sono chiamati ad applicare e sviluppare, con il compito di riconoscere e garantire diritti già esistenti, e di identificare e tutelare nuovi diritti emergenti, in risposta alle trasformazioni e alle esigenze della società contemporanea. In tal modo, l'articolo 2 contribuisce al progresso del pensiero giuridico e alla promozione di una visione inclusiva e progressista dei diritti umani.

Atti di Disposizione del Proprio Corpo

Gli atti di disposizione del proprio corpo sono strettamente connessi con la tematica dei diritti della personalità, essendo espressione del diritto all'autodeterminazione e all’integrità fisica. La legge stabilisce una distinzione cruciale tra atti che causano una diminuzione permanente della integrità fisica, che sono proibiti, e quelli che non la causano, come le donazioni di sangue o il prelievo di un rene, che sono permessi e regolamentati da specifiche leggi.

È essenziale riconoscere che il termine “atto di disposizione” è in questo contesto utilizzato in modo improprio; il consenso al prelievo di organi o alla trasfusione sanguigna può essere sempre revocato dal consenziente, e non obbliga irrevocabilmente l'individuo, che mantiene sempre il diritto di ritirare il suo consenso. Inoltre, questi “atti di disposizione” non possono essere considerati né contratti né atti unilaterali; la loro natura è alquanto diversa, e le norme relative a tali atti non sono applicabili in questo contesto.

La normativa sottolinea la proibizione degli atti che causano una diminuzione permanente della integrità fisica, ma è anche attenta ad altre tipologie di atti che, pur non provocando una perdita dell'integrità fisica, sono ritenuti contrari alla legge, all’ordine pubblico, o al buon costume, in quanto ritenuti riprovevoli dalla coscienza sociale.

Questo approccio normativo alla disposizione del proprio corpo è sintomo di un tentativo di bilanciare la protezione dell'integrità fisica e della dignità umana con la libertà individuale e il diritto di autodeterminazione. La legge mira a garantire la libertà personale, evitando possibili abusi o sfruttamenti, e nello stesso tempo, proteggere l'integrità fisica e psicologica dell'individuo, soprattutto quando non è in grado di esprimere un consenso informato.

Nel caso di procedure mediche o chirurgiche, nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge, rafforzando ulteriormente l'importanza del consenso informato e del diritto alla libertà personale e alla propria integrità fisica. Se una persona è incapace di esprimere il proprio consenso, può essere sostituita da un legale rappresentante, fatta eccezione per alcuni casi specifici, come l'aborto in minorenni o donne interdette, dove è richiesto anche il consenso della donna stessa.

In sintesi, gli atti di disposizione del proprio corpo rappresentano un punto di convergenza tra la libertà individuale, i diritti della personalità, e l'integrità fisica. La normativa vigente si sforza di equilibrare tali diritti e interessi, garantendo il rispetto dell’individuo e la sua libertà di scelta nel contesto della tutela legale dell’integrità fisica e della dignità umana.

Tutela dell’Onore come diritto della persona

La tutela dell'onore è una componente chiave dei diritti della personalità, rappresentando il diritto alla dignità, al decoro personale e alla considerazione sociale. Questo diritto, sebbene non goda di specifica protezione civile, è tuttavia disciplinato penalmente attraverso norme che puniscono l’ingiuria e la diffamazione, offese all’onore o al decoro della persona o alla reputazione altrui.

Il contenuto del diritto all’onore viene delineato principalmente attraverso il codice penale, che proibisce e punisce espressamente atti che ledono l’onore e il decoro della persona, a prescindere dalla verità o notorietà dei fatti attribuiti.

Una affermazione, anche se riferita a un fatto vero, può essere considerata lesiva dell’onore se espressa in un modo che risulta offensivo, dispregiativo o denigratorio. La modalità e il contesto in cui viene comunicata un'informazione hanno un impatto significativo sulla percezione del messaggio e possono alterare il senso della dichiarazione, rendendo una verità oggettiva una fonte di umiliazione e discredito.

Tale protezione legale è concretizzata sia attraverso sanzioni penali che attraverso risarcimenti civili, al fine di riparare danni sia patrimoniali che non patrimoniali.

I danni patrimoniali sono quei danni che incidono direttamente sull'aspetto economico e finanziario di un individuo o di un'entità. Ad esempio, la diffamazione o altre forme di lesione all'onore possono portare alla perdita di clienti, compromettendo così la reputazione e l'integrità economica di un'impresa o di un professionista.

I danni non patrimoniali, invece, si riferiscono alla sofferenza morale del soggetto e sono risarcibili quando l’illecito altrui leda un diritto costituzionalmente protetto, come avviene nel caso di lesione dell’onore. La valutazione e il risarcimento dei danni non patrimoniali è spesso difficile, in quanto questi danni non hanno un valore economico facilmente quantificabile. Solitamente, in questi casi, si procede con una liquidazione equitativa da parte del giudice.

La protezione civile di tale diritto ha acquisito crescente rilevanza, soprattutto nei casi di diffamazione a mezzo stampa, riconoscendo alla vittima il diritto di ottenere riparazione anche in sede civile e stabilendo che la condanna al risarcimento del danno non patrimoniale può essere decretata anche dal giudice civile.

Un ulteriore strumento di tutela è il diritto di rettifica, che consente a chi si ritenga offeso o diffamato di chiedere la correzione delle informazioni false o lesive pubblicate sui media. Questo diritto rappresenta una specifica salvaguardia dell'onore e della reputazione delle persone, permettendo a chi è stato leso di ripristinare la verità e di difendere la propria dignità.

È importante sottolineare che il diritto all'onore, in quanto diritto della personalità, è indisponibile e inalienabile; ogni accordo che preveda la commissione di atti lesivi dell'onore o che stabilisca un compenso per tali atti è considerato nullo. Tuttavia, il consenso volontario e non remunerato a pubblicare notizie potenzialmente lesive esime da responsabilità sia penale che civile.

In sintesi, la tutela dell'onore attraverso la normativa penale e civile sottolinea l'importanza di salvaguardare la dignità e la reputazione degli individui, consolidando il valore e l'importanza di tali diritti nel contesto più ampio dei diritti della personalità. Questa protezione è un elemento fondamentale nella promozione del rispetto e della considerazione sociale dell'individuo, costituendo un baluardo contro le offese e le lesioni alla sua integrità morale e personale.

Il diritto alla identità personale

I diritti della personalità rappresentano un complesso di prerogative in costante evoluzione e adattamento alle contemporanee esigenze sociali e tecnologiche, atte a salvaguardare gli aspetti multiformi dell'individuo. Nell'era moderna, dove la comunicazione di massa e l'innovazione tecnologica impongono sfide inedite, emergono nuove necessità di protezione della personalità umana, con particolare riguardo all'identità personale.

Il diritto all’identità personale è uno di questi diritti fondamentali e si distingue per essere una salvaguardia essenziale dell'individualità dell'essere umano. Questo diritto tutela la persona da deformazioni e travisamenti della propria immagine e identità politica, etica, o sociale, impedendo l'attribuzione di azioni non compiute o di credenze non condivise dal soggetto. La violazione di questo diritto può avvenire anche in assenza di un danno diretto all’onore o alla reputazione dell’individuo, dato che interessa principalmente la coerenza tra l’immagine percepita e le reali azioni o convinzioni del soggetto.

Il diritto all’identità personale è particolarmente rilevante quando si considerano situazioni in cui l’immagine di una persona viene utilizzata in modi che possono travisare le sue reali convinzioni o il suo carattere. Un esempio emblematico è quello di una coppia di giovani che avevano concesso il permesso per la pubblicazione della loro fotografia su una rivista. Tuttavia, tale immagine venne successivamente usata da terzi per creare un manifesto di propaganda politica senza il loro consenso. Questo utilizzo improprio ha generato una falsa percezione del pubblico riguardo alle convinzioni politiche della coppia, facendo presumere, erroneamente, che essi supportassero gli obiettivi politici propagandati nel manifesto, in quel caso specifico, l’abrogazione della legge sul divorzio. Tale distorta rappresentazione ha, quindi, lesionato il loro diritto all'identità personale, alterando la percezione pubblica delle loro reali convinzioni e posizioni etiche e sociali.

Tutela del diritto all’immagine come diritto della personalità

La normativa sulla tutela dell'immagine prevede delle distinzioni importanti tra persone comuni e persone notorie. Per le persone comuni, è generalmente necessario ottenere il loro consenso prima di pubblicare o esporre la loro immagine, con alcune eccezioni. Ad esempio, se l'immagine è stata scattata durante un evento pubblico, il suo uso potrebbe essere consentito senza la necessità di ottenere un consenso, purché la pubblicazione dell'immagine non sia distorta o estranea al contesto dell'evento, o non venga utilizzata a grande distanza di tempo dall'avvenimento, potenzialmente alterando il suo significato originario o il contesto in cui è stata acquisita.

Per le persone notorie, come politici, attori e atleti, esiste un equilibrio diverso tra il diritto alla privacy e l'interesse pubblico all'informazione. L'immagine di tali persone può essere generalmente utilizzata senza consenso, dato che vi è un interesse pubblico riconosciuto nell'essere informati su queste figure. Tuttavia, anche per le persone notorie, la protezione del loro diritto all’immagine permane nel rispetto della loro dignità, del loro decoro e della loro reputazione. L'uso non autorizzato delle immagini di persone notorie che rappresentano o rivelano aspetti intimi o privati della loro vita, o che possono danneggiare la loro reputazione, è proibito. Ad esempio, non si potrebbe pubblicare un'immagine di un attore o un'attrice in un contesto intimo senza il suo consenso.

Quando si parla di utilizzo commerciale delle immagini, il consenso è obbligatorio sia per le persone comuni che per quelle notorie. L'utilizzo dell'immagine di una persona a scopi commerciali senza il suo consenso esplicito è rigorosamente vietato, poiché ciò implicherebbe un'appropriazione dell'identità altrui a beneficio economico. Questo è valido anche quando l'immagine è utilizzata in pubblicità o in altri contesti promozionali, indipendentemente dalla notorietà della persona raffigurata. In tali casi, il consenso non solo è essenziale, ma deve essere informato e specifico, dettagliando in che modo e in quali contesti l'immagine verrà utilizzata.

Recenti diritti della personalità: la tutela della riservatezza

Il diritto alla riservatezza è uno degli elementi fondamentali dei diritti della personalità e trova la sua essenza nella protezione della sfera privata dell'individuo, permettendo a ogni persona di mantenere la confidenzialità su informazioni personali, sentimenti, pensieri e attività quotidiane. Questo diritto riconosce a ciascuno la facoltà di decidere quali aspetti della propria vita rendere pubblici e quali mantenere privati, e protegge contro l'accesso, la rivelazione e l'utilizzo non autorizzato di tali informazioni.

La legislazione tutela la riservatezza regolamentando l'accesso e la divulgazione di informazioni private, limitando l'uso delle tecnologie di sorveglianza, e imponendo sanzioni per la violazione della privacy. In particolare, le norme prevedono che sia illecito raccogliere, utilizzare o divulgare informazioni private senza il consenso informato dell'individuo interessato.

Questo diritto alla riservatezza, tuttavia, non è assoluto e incontra limiti quando entra in conflitto con altri interessi legittimi, come il diritto alla libertà di informazione e il diritto di cronaca. Per esempio, la pubblicazione di informazioni private può essere giustificata se è nell'interesse pubblico, come nel caso in cui le informazioni rivelate riguardano il comportamento illecito di una persona pubblica.

Laddove ci sia violazione della riservatezza, l'individuo lesso ha il diritto di ottenere il risarcimento dei danni subiti e può ricorrere ai rimedi legali disponibili, quali l'ingiunzione, il risarcimento del danno, sia patrimoniale che non patrimoniale, e la tutela dell'immagine e dell'onore. L'equilibrio tra il diritto alla riservatezza e altri diritti e libertà è dunque un elemento essenziale per garantire il rispetto della dignità e dell'integrità della persona nell'ambito del più ampio sistema dei diritti della personalità.

Marco Ticozzi Avvocato Venezia

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