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Bene Giuridico: quale definizione? cos'è?

4 ottobre 2023

Il concetto di bene giuridico è centrale nella comprensione delle norme e della loro funzione protettiva all'interno di una società. Questo articolo spiega quale è la definizione di bene giuridico e che cos’è. Vedremo quali sono le poi le principali classificazioni di bene giuridico con le relative regole: bene mobile e immobile, cose di genere e di specie, frutti naturali e civili, beni privati, pubblici e beni comuni

Bene Giuridico definizione cos'è
Bene Giuridico: quale definizione? cos'è?

Bene giuridico: definizione

L'articolo 810 del codice civile stabilisce che sono beni "le cose che possono formare oggetto di diritti".

Nel panorama giuridico, il termine "beni" fa riferimento a tutte quelle cose che sono suscettibili di una valutazione economica e, per le quali, è possibile che sorgano conflitti tra individui al fine di appropriarsene.

Sono peraltro beni giuridici non solo le cose intese in senso materiale, ma anche entità immateriali come ad esempio le energie.

L’aspetto importante da considerare, che deriva dalla definizione di bene giuridico, è che tale concetto si adatta e si modifica nel tempo, riflettendo l'evoluzione della società e della tecnologia. Infatti, questo concetto non è statico e può variare nel tempo, dipendendo dai progressi della tecnologia e dalla percezione collettiva di ciò che rappresenta un valore.

Ad esempio, anche se certi metalli preziosi potrebbero esistere su un altro pianeta, non vengono considerati beni finché non disponiamo della tecnologia per raggiungerli e sfruttarli, proprio come il petrolio in passato, seppur esistente negli abissi marini, non era considerato un bene finché non abbiamo avuto i mezzi per estrarlo.

Allo stesso modo, non tutte le cose sono beni per un’altra ragione.

Le "cose comuni di tutti", ovvero quelle che esistono in abbondanza e per le quali non vi è competizione o conflitto, come l'aria che respiriamo, non sono considerate beni.

Ma dipende anche quale utilizzo della cosa stiamo considerando: se consideriamo l'aria come mezzo di trasmissione delle onde radio, essa diventa un bene, dato che le frequenze disponibili sono limitate e possono diventare oggetto di diritti e conflitti.

I beni e le pertinenze

Nell'ambito giuridico, le "pertinenze" rappresentano quei beni che, pur essendo distinti e autonomi, sono strettamente legati ad un bene principale in modo da formare con esso un tutto unico, avendo la funzione di servirlo o di contribuire al suo maggior godimento.

L'articolo 817 del codice civile definisce le pertinenze come "le cose destinate in modo durevole all'uso, al servizio o all'ornamento di un'altra cosa".

Un esempio classico di pertinenza è la scialuppa di salvataggio per una nave: pur essendo un bene distinto dalla nave, la scialuppa serve a garantirne la sicurezza, rendendola quindi una pertinenza della nave stessa. Allo stesso modo, in una casa, elementi come la caldaia, la doccia o il lavandino sono considerati pertinenze in quanto destinati in modo durevole al servizio dell'immobile. Le pertinenze, pur essendo beni autonomi, possono essere cedute separatamente dal bene principale.

Una caratteristica peculiare delle pertinenze è che, quando si stipula un contratto che coinvolge il bene principale, si presume che anche le pertinenze siano incluse, a meno che non vengano espressamente escluse dal contratto stesso. Questo significa che, ad esempio, se una persona acquista una casa, salvo diverse indicazioni nel contratto, il contratto include le pertinenze e il vecchio proprietario non può rimuovere e portare via la caldaia, la doccia o il lavandino, ecc. in quanto pertinenze dell'immobile. Al contrario, beni mobili come il divano o l'armadio, non essendo pertinenze, possono essere rimossi senza alcuna presunzione di trasferimento insieme all'immobile.

Bene giuridico: le cose di genere e quelle di specie

Nel diritto civile, è fondamentale tracciare una distinzione tra "cosa di genere" e "cose di specie" per determinare le specifiche implicazioni giuridiche legate alla trasmissione della proprietà e al rischio di perimento del bene. Una "cosa di genere" si riferisce a beni che, pur appartenendo a una determinata categoria, sono intercambiabili tra di loro perché esistono in quantità e non presentano caratteristiche distintive individuali; ad esempio, un quintale di grano o un litro d'olio. Al contrario, le "cose di specie" sono beni unici, che presentano caratteristiche distintive e irripetibili, come un determinato quadro o una specifica casa.

Da un punto di vista giuridico, la distinzione tra cosa di genere e cosa di specie porta a due importanti differenziazioni. La prima riguarda il momento del passaggio della proprietà: nella compravendita, la proprietà di una cosa di specie viene trasferita al compratore nel momento in cui si raggiunge un accordo, mentre la proprietà di una cosa di genere viene trasferita solo al momento dell'individuazione effettiva della cosa stessa. La seconda differenza concerne il rischio in caso di perimento del bene: se tra l'accordo di compravendita e la consegna effettiva, il bene viene danneggiato o distrutto, è fondamentale stabilire a chi apparteneva il bene in quel momento. Se si tratta di una cosa di specie, il rischio è generalmente a carico del compratore (poiché la proprietà è stata trasferita al momento dell'accordo), mentre per una cosa di genere il rischio rimane a carico del venditore fino all'individuazione e alla consegna effettiva.

I frutti naturali e i frutti civili derivanti da un bene giuridico

Nel contesto giuridico del diritto civile, i frutti di un bene rappresentano ciò che questo produce senza alterazione o diminuzione della sua sostanza. I frutti possono essere suddivisi in due categorie principali: frutti naturali e frutti civili.

  • Frutti naturali: Si tratta di ciò che nasce naturalmente da un bene, senza un intervento particolare o attività produttiva dell'uomo. Esempi classici di frutti naturali sono i prodotti della terra (come cereali, frutta, verdura) o i piccoli animali che nascono da animali di proprietà (come i vitelli da una mucca o i pulcini da una gallina). Essi derivano dalla naturale fecondità del bene e, di solito, la loro raccolta o estrazione non comporta una diminuzione permanente o un esaurimento del bene stesso.
  • Frutti civili: Dal punto di vista giuridico, questi frutti non sono prodotti fisicamente dal bene, ma rappresentano il rendimento economico che il bene può generare grazie a rapporti giuridici o contrattuali. Gli esempi più comuni di frutti civili sono gli interessi su una somma di denaro prestata, gli affitti derivanti dalla locazione di un immobile o le royalties da diritti d'autore. Si tratta, in sostanza, di rendite o entrate che derivano dall'uso, godimento o sfruttamento giuridico di un certo bene, ma non dalla sua naturale fecondità.

È importante notare che mentre i frutti naturali richiedono generalmente un'azione di raccolta o estrazione per essere apprezzati, i frutti civili sono generati attraverso accordi legali o contrattuali e hanno spesso una periodicità stabilita (come pagamenti mensili, annuali ecc.). Entrambe le tipologie di frutti possono essere oggetto di diritti giuridici e obbligazioni, e la loro distinzione può avere implicazioni legali e fiscali.

I Beni Immobili e i beni mobili

La distinzione tra beni immobili e beni mobili riveste un'importanza cruciale nel contesto giuridico del diritto civile. Tale distinzione si basa sulla natura e sulle caratteristiche intrinseche del bene stesso. La definizione giuridico di questi termini è contenuta nel codice civile:

  • Beni immobili: L'articolo 812 del codice civile stabilisce che sono immobili per natura il suolo e gli edifici, le sorgenti e i corsi d'acqua, gli alberi e le piante da frutto e le altre che si rinnovano periodicamente, e tutto ciò che è naturalmente o artificialmente congiunto al suolo in modo da formare con esso un tutto fisicamente unico. Di conseguenza, un bene immobile è un bene che non può essere spostato senza subire danni o senza compromettere la sua funzione essenziale. Esempi tipici sono le terre, gli edifici e le strutture fisse come ponti o strade.
  • Beni mobili: In opposizione, l'articolo 813 del codice civile afferma che tutti i beni che non sono classificati come immobili rientrano nella categoria dei beni mobili. Si tratta di beni che possono essere trasferiti o spostati da un luogo all'altro mantenendo inalterata la loro funzione o il loro valore essenziale. Questa categoria comprende una vasta gamma di oggetti, dai beni di consumo come mobili e elettrodomestici a mezzi di trasporto come automobili e barche, fino a beni intangibili come crediti e diritti.

È essenziale sottolineare che, dal punto di vista giuridico, la differenza tra beni immobili e mobili ha rilevanti implicazioni, specialmente in termini di registrazione, tassazione, diritti di proprietà e trasferibilità. Ad esempio, la vendita di un immobile necessita di procedure e documenti specifici, come l'atto notarile, mentre quella di un bene mobile potrebbe non richiedere formalità analoghe.

I beni mobili registrati

Nel contesto giuridico italiano, accanto alla tradizionale distinzione tra beni immobili e beni mobili, esiste una categoria speciale di beni mobili chiamata "beni mobili registrati". Questi sono beni mobili che, per la loro rilevanza economica, sociale o per specifiche ragioni di controllo giuridico, sono soggetti a un regime di pubblicità attraverso la registrazione in appositi registri pubblici.

I beni mobili registrati includono, ad esempio:

  • Veicoli: Come automobili, motociclette, camion e simili. Sono registrati presso il Pubblico Registro Automobilistico (PRA) in Italia. La registrazione fornisce informazioni chiave sul veicolo, come il proprietario, eventuali ipoteche o vincoli, e dettagli tecnici del veicolo stesso.
  • Navi e imbarcazioni: Questi vengono registrati presso i registri delle navi e delle imbarcazioni, e la registrazione fornisce dettagli simili a quelli dei veicoli, ma specifici per il contesto marittimo.
  • Aeromobili: Gli aerei, sia per uso civile che commerciale, sono soggetti a registrazione presso specifici registri aeronautici.

La registrazione di questi beni mobili ha diverse finalità:

  • Garantire certezza: La registrazione fornisce una chiara indicazione di chi detiene la proprietà del bene e di eventuali diritti o oneri su di esso.
  • Facilitare le transazioni: Quando un bene mobile registrato viene venduto o trasferito, la registrazione garantisce che le parti interessate abbiano tutte le informazioni necessarie per concludere la transazione in sicurezza.
  • Fornire un meccanismo di controllo: In alcuni casi, come per i veicoli, la registrazione può anche servire a garantire che il bene rispetti determinati standard di sicurezza o ambientali.

In sintesi, i beni mobili registrati rappresentano una categoria di beni mobili per cui l'ordinamento giuridico ha ritenuto opportuno prevedere un ulteriore livello di controllo e trasparenza mediante l'istituzione di appositi registri pubblici.

Bene giuridico: la trascrizione per gli atti immobili e la sua funzione

Nel contesto giuridico dei beni immobili, un elemento di fondamentale importanza è la presenza dei registri immobiliari. Questi registri svolgono un ruolo giuridico chiave nella registrazione e tracciamento delle transazioni e dei diritti relativi agli immobili. Sebbene la legge stabilisca che per la validità di una compravendita di un immobile sia necessario un atto scritto, a rigore non è indispensabile che questo sia un atto notarile giuridico. Ciò significa che, tecnicamente, due parti possono concludere una compravendita di un immobile attraverso una semplice scrittura privata.

Tuttavia, nella pratica, si ricorre spesso all'atto notarile quando si tratta di transazioni immobiliari. La ragione principale per cui ci si avvale del notaio è che l'atto giuridico di compravendita di un immobile necessita di essere trascritto nei registri immobiliari. Questa trascrizione non è un mero formalismo, ma ha un'importanza sostanziale: rende l'atto opponibile a terzi. In altre parole, una volta che l'atto è stato trascritto, gli eventuali diritti e obbligazioni derivanti da esso sono noti a chiunque consulterà il registro e, pertanto, sono opponibili a terzi.

Un aspetto cruciale di questa procedura riguarda la situazione in cui un immobile viene venduto a più di una persona dallo stesso venditore. In questo caso, diventa proprietario dell'immobile colui che trascrive per primo l'atto di compravendita nei registri immobiliari. Questa regola sottolinea l'importanza della tempestività nella trascrizione e evidenzia il ruolo centrale e giuridico dei registri immobiliari nel garantire la sicurezza e la trasparenza delle transazioni immobiliari.

L'importanza della trascrizione nei registri immobiliari non si manifesta solo nel caso di compravendite multiple, ma è cruciale per dirimere conflitti tra vari soggetti che avanzano pretese su un dato immobile. La trascrizione funge da "termometro" della priorità di diritti e pretese sull'immobile. Infatti, la regola fondamentale è che prevale chi trascrive per primo.

Poniamo il caso che un immobile sia stato venduto e, successivamente, ma prima della trascrizione di tale vendita, venga pignorato o su di esso venga iscritta un'ipoteca. Se il pignoramento o l'ipoteca vengono trascritti prima della vendita, pur avendo la vendita una data anteriore, i diritti derivanti dal pignoramento o dall'ipoteca avranno la precedenza sulla vendita. Questo significa che chi ha pignorato l'immobile o chi ha iscritto l'ipoteca avrà un diritto preferenziale sull'immobile rispetto all'acquirente.

In pratica, se un creditore iscrive un'ipoteca sull'immobile e questa viene trascritta prima di una vendita, tale ipoteca rimane come garanzia per il suo credito anche se l'immobile viene poi venduto a un terzo. L'acquirente, in questo scenario, acquista l'immobile gravato dall'ipoteca e, in caso di inadempienza del debitore originario, il creditore ipotecario potrebbe agire sull'immobile per soddisfare il proprio credito, nonostante l'immobile sia ora di proprietà di un terzo.

Il bene giuridico mobile e la regola possesso vale titolo: l’acquisto a non domino

Nei beni mobili, a differenza degli immobili, non esistono registri che certificano con assoluta sicurezza chi sia il legittimo proprietario del bene in questione. Questo rende la compravendita di beni mobili intrinsecamente diversa da quella degli immobili e introduce un grado di incertezza nel processo. Senza un registro che attesti la proprietà, come si può avere la certezza che chi vende un bene mobile sia effettivamente il suo proprietario?

In questo contesto giuridico, si applica un principio fondamentale: "possesso vale titolo". In altre parole, si presume che chi possiede un bene mobile ne sia effettivamente il proprietario. Questo, naturalmente, non è sempre vero, ma rappresenta una presunzione giuridica necessaria per la fluidità delle transazioni. Teoricamente, un contratto di compravendita dovrebbe trasferire la proprietà di un bene solo se il venditore è effettivamente il proprietario del bene. Tuttavia, in certe circostanze, una persona può diventare proprietaria di un bene mobile anche se lo ha acquistato da qualcuno che non era il legittimo proprietario, purché l'acquirente fosse in buona fede al momento dell'acquisto e gli sia stato consegnato il bene. Questo meccanismo di trasferimento della proprietà non avviene sulla base del contratto di compravendita, ma attraverso un particolare istituto giuridico noto come "acquisto a non domino" o "acquisto da non proprietario".

L'esistenza dell'acquisto a non domino nasce dalla necessità di bilanciare gli interessi delle parti coinvolte. Supponiamo che un ladro rubi un oggetto e lo venda a una terza persona in buona fede: avremo due parti, l'originale proprietario e l'acquirente in buona fede, entrambi con pretese legittime sull'oggetto. La regola dell'acquisto a non domino tende a privilegiare l'acquirente in buona fede. Questo non perché l'acquirente sia intrinsecamente più meritevole, ma perché si ritiene essenziale proteggere e garantire il mercato. Se ogni acquirente fosse costantemente a rischio di rivendicazione del bene acquistato, ciò potrebbe paralizzare il mercato dei beni mobili. Proteggendo l'acquirente in buona fede, si incoraggiano le transazioni e si garantisce la fiducia nel processo di compravendita.

I Beni giudici Pubblici

I beni pubblici rappresentano una speciale categoria di beni che, benché di proprietà dello Stato o di altri enti pubblici, seguono un regime giuridico distinto da quello della proprietà privata. Infatti, è importante sottolineare che anche lo Stato può detenere beni in modalità analoghe a un privato cittadino, e, in questi casi, si applicano le norme generali relative alla proprietà privata.

Tuttavia, i beni pubblici sono distinti in due categorie principali: beni demaniali e beni del patrimonio indisponibile.

  • Beni demaniali: Questi beni possono ulteriormente suddividersi in: Demanio naturale: Comprende beni come i lidi del mare, le spiagge, i porti, i fiumi, i torrenti e i laghi. Demanio artificiale: Include beni come le strade, le strade ferrate, le autostrade, gli aeroporti, nonché immobili di particolare interesse artistico e archeologico, archivi e biblioteche.
  • Patrimonio indisponibile: Questa categoria comprende beni come le foreste, le miniere, le cave, le caserme, gli armamenti, gli aerei e le navi da guerra e le dotazioni della presidenza della Repubblica.

Una caratteristica fondamentale dei beni demaniali e del patrimonio indisponibile è la loro inalienabilità. Questo significa che tali beni non possono essere venduti o trasferiti in proprietà a privati. Laddove esiste una necessità, può essere riconosciuta una concessione, ma non un trasferimento diretto della proprietà. Inoltre, i beni demaniali sono sottratti anche al meccanismo dell'usucapione, rendendo impossibile per un privato acquisire la proprietà di tali beni attraverso un possesso prolungato. Queste restrizioni sono in vigore per garantire che tali beni, di fondamentale importanza per l'interesse pubblico e collettivo, rimangano accessibili e tutelati per tutti i cittadini.

La previsione di designare alcuni beni come "pubblici" ricopre un ruolo fondamentale nel diritto e nella gestione delle risorse, garantendo il perseguimento di principi e obiettivi di interesse generale. Di seguito sono elencate alcune delle principali funzioni e ragioni per cui un ordinamento giuridico può classificare determinati beni come pubblici:

  • Accessibilità universale: Molti beni pubblici, come parchi, strade, spiagge e risorse naturali, sono designati come tali per garantire che siano fruibili da tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro posizione economica o sociale. Questa accessibilità può promuovere l'uguaglianza, la coesione sociale e il benessere collettivo.
  • Conservazione e tutela: Alcuni beni, come aree di particolare importanza ecologica, storica o culturale, possono essere designati come pubblici per garantirne una gestione sostenibile e una protezione a lungo termine. Ciò garantisce che queste risorse siano preservate per le generazioni future.
  • Evitare l'appropriazione privata di risorse strategiche: Alcuni beni, come armamenti, infrastrutture critiche o risorse naturali chiave, sono classificati come pubblici per prevenire che singoli individui o entità privati possano esercitare un controllo eccessivo o abusivo su di essi, con possibili implicazioni per la sicurezza e il benessere collettivo.
  • Garanzia di standard e manutenzione: Designando un bene come pubblico, lo Stato può assicurarsi che siano rispettati determinati standard di manutenzione, sicurezza e qualità, il che può essere particolarmente importante per infrastrutture come strade, ponti e reti di approvvigionamento idrico.
  • Promozione dell'interesse pubblico: In alcuni casi, la classificazione di un bene come pubblico può rispondere alla necessità di perseguire un obiettivo di interesse pubblico, come la promozione della cultura, della ricerca o della salute pubblica.

In sintesi, la classificazione di beni come pubblici consente di bilanciare gli interessi privati con quelli collettivi e di perseguire obiettivi di equità, sostenibilità e benessere generale per l'intera società.

L’utilizzo dei beni pubblici e il ruolo delle concessioni

I beni pubblici, pur essendo destinati a soddisfare interessi e necessità collettive, non sono sempre disponibili in modo gratuito per i cittadini. Questo è evidente in casi come l'acqua potabile o le autostrade, dove interviene spesso un aspetto giuridico.

L'acqua, pur essendo una risorsa essenziale per la vita, viene fornita agli utenti attraverso reti e infrastrutture complesse che richiedono manutenzione, controllo qualitativo e interventi di potabilizzazione. Analogamente, le autostrade, pur essendo infrastrutture pubbliche, richiedono costanti interventi di manutenzione, sorveglianza e miglioramento.

Per garantire l'efficienza e la qualità dei servizi associati a questi beni, spesso le autorità pubbliche ricorrono alla collaborazione con soggetti privati attraverso la figura giuridica della "concessione". Una concessione è un contratto con cui lo Stato o un ente pubblico affida a un soggetto privato, per un periodo determinato, la gestione di un servizio pubblico o di un bene di sua proprietà. Questo meccanismo consente di sfruttare l'efficienza e le competenze del settore privato, mantenendo comunque un controllo sul bene o sul servizio in questione.

È importante notare che la concessione differisce notevolmente da un semplice affitto. Mentre l'affitto è un contratto di diritto privato che prevede la cessione temporanea di un bene in cambio di un canone, la concessione è un atto di diritto pubblico che implica una serie di obblighi specifici volti a garantire l'interesse pubblico.

Il concessionario, infatti, non solo ha il diritto di gestire il servizio o il bene, ma ha anche una serie di obblighi. Questi possono includere l'obbligo di mantenere standard qualitativi, di effettuare investimenti per il miglioramento del servizio, o di garantire tariffe agevolate per determinate categorie di utenti. Ad esempio, chi gestisce la distribuzione dell'acqua potrebbe essere obbligato a fornire tariffe ridotte per famiglie a basso reddito o per altre categorie protette.

I Beni Comuni

I beni comuni rappresentano una categoria di beni che non rientra perfettamente nelle tradizionali dicotomie di beni pubblici o privati. Essi sono caratterizzati dalla loro rilevanza collettiva e dalla loro intrinseca capacità di soddisfare bisogni fondamentali delle comunità, anche quando sono di proprietà di soggetti privati, inserendo una prospettiva giuridico - sociale.

La principale caratteristica giuridico-economica dei beni comuni è che il loro valore risiede nella condivisione e nell'accesso, piuttosto che nell'esclusione.

Esempi tipici di beni comuni sono risorse naturali come l'aria, l'acqua, i pascoli, le foreste, ma anche beni immateriali come la conoscenza, il software open source, o i dati aperti. Alcuni beni comuni, come l'acqua di una sorgente, possono essere gestiti localmente da una comunità che si affida a meccanismi giuridico - di autoregolamentazione per garantirne l'uso sostenibile.

Nel corso degli anni, la teoria e la prassi dei beni comuni hanno acquisito crescente rilevanza in vari campi disciplinari, in particolare grazie ai contributi di studiosi come Elinor Ostrom, che ha ricevuto il Premio Nobel per l'Economia per il suo lavoro giuridico - sociale sui beni comuni. La sua ricerca ha evidenziato come, in molte circostanze, le comunità siano in grado di gestire efficacemente le risorse comuni attraverso sistemi di autoregolamentazione, senza necessariamente ricorrere a soluzioni imposte dall'alto o basate esclusivamente sul mercato.

In Italia, la nozione di "beni comuni" non ha una disciplina giuridica unitaria, ma è piuttosto un insieme di normative specifiche che regolamentano diverse categorie di beni riconosciuti come tali per la loro rilevanza collettiva. Queste categorie includono, ad esempio, beni culturali, paesaggistici, idrici, e altri beni di interesse generale.

Una delle peculiarità fondamentali dei beni comuni in Italia è la necessità di armonizzare l'interesse privato con quello pubblico. Mentre il diritto di proprietà, in generale, concede al proprietario ampie libertà nel gestire e disporre del proprio bene (può trascurarlo e non fare manutenzione o anche distruggerlo), nel caso dei beni comuni vi sono delle limitazioni introdotte per salvaguardare l'interesse collettivo. Queste limitazioni riguardano, ad esempio, la conservazione, l'uso e la fruizione dei beni stessi.

Prendiamo come esempio un bene culturale privato. Anche se il bene appartiene a un singolo individuo o a un'entità privata, la sua importanza culturale lo rende di interesse per la collettività. In questo senso, la legge impone al proprietario non solo l'obbligo di conservare il bene, ma anche di assicurare che eventuali interventi di restauro o manutenzione rispettino criteri ben definiti per preservarne il valore storico e artistico. Questo significa che il proprietario non può liberamente apportare modifiche o intervenire sul bene senza previe autorizzazioni e senza utilizzare ditte abilitate.

Inoltre, l'obbligo di manutenzione diventa particolarmente stringente quando si tratta di beni comuni. A differenza di una normale proprietà, dove la manutenzione può essere vista come una facoltà del proprietario, nel caso dei beni comuni diventa un dovere giuridico, poiché l'eventuale degrado o distruzione del bene potrebbe arrecare un danno irreparabile all'intera collettività.

In sintesi, la tutela dei beni comuni in Italia riflette la necessità di bilanciare l'interesse privato con quello della collettività, imponendo al proprietario doveri e responsabilità specifici volti a garantire la conservazione e la valorizzazione di beni di importanza fondamentale per la società nel suo insieme.

Marco Ticozzi Avvocato Venezia

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