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Superbonus 110%: Lavori Non Ultimati, Chi Paga?

16 agosto 2024

Il Superbonus 110%, uno degli incentivi fiscali più significativi introdotti in Italia per promuovere la riqualificazione energetica e antisismica degli edifici, ha rivoluzionato il settore dell'edilizia. Tuttavia, dietro l'apparente semplicità dell'incentivo si celano complessità giuridiche e operative, soprattutto in situazioni in cui i lavori non vengono ultimati nei tempi previsti. Questo articolo si propone di esaminare in modo approfondito le conseguenze legali dei lavori non ultimati e di chiarire le responsabilità di committenti e appaltatori. Chi paga per i lavori legati al superbonus che non sono stati non ultimati? Da un lato vi è il rischio di rimborso del credito ceduto e dall'altro vi è la necessita di terminare i lavori non ultimati in tempo senza poter sfruttare il bonus al 110% perchè scaduto.

Superbonus 110%: Lavori Non Ultimati, Chi Paga
Superbonus 110%: Lavori Non Ultimati, Chi Paga

Imprese Improvvisate e lavori non ultimati

Il boom del Superbonus ha visto l'ingresso nel mercato di numerose imprese prive delle competenze tecniche necessarie. Questo ha comportato non solo lavori di scarsa qualità, ma anche ritardi significativi nel completamento degli interventi. Il mancato rispetto delle scadenze non solo compromette l'accesso alle agevolazioni fiscali, ma può anche esporre il committente a richieste di restituzione del bonus da parte dell'Agenzia delle Entrate. Il bonus, infatti, è concesso al committente ma nella sostanza esiste solo quando i lavori per i quali é concesso sono ultimati. Da altro punto divista, poi, il committente si trova comunque a dover ultimare i lavori, sostenendo i relativi costi, senza poter più beneficiare del bonus al 110% perchè non piu previsto: chi paga questo costo? Esaminiamo questi due aspetti: rischio restituzione del credito fiscale e costi per terminare i lavori non ultimati.

Superbonus 110 lavori non ultimati chi paga: la Restituzione del Credito Fiscale

La cessione del credito fiscale è uno dei meccanismi chiave del Superbonus, consentendo ai proprietari di immobili di finanziare i lavori senza esborsi diretti. Tuttavia, come anticipato, il credito fiscale si concretizza solo al completamento dei lavori. Se gli interventi non vengono portati a termine, l'Agenzia delle Entrate potrebbe richiedere la restituzione del bonus, con conseguenze finanziarie significative per il committente. Fortunatemente questa conseguenza è mitigata nel caso del superbonus 110 (a differenza ad esempio di ciò che avviene per i bonus facciate) dalla previsione che impone le attestazioni dello stato di avanzamento dei lavori: per cui, se i lavori almeno in parte sono stati eseguiti e vi è una corretta attestazione, la cessione del credito non dovrebbe subire conseguenze e il ritardo dell'appaltatore al piu rileva per la perdita del superbonus 110 per i lavori futuri da eseguire. Ma le cosenguenze sulla restituzione del credito fiscale non vi sono solo in caso di corretta attestazione: il che non è sempre ciò che accade, avendo assistito diversi clienti con problematiche connesse ad attestazione difformi dai lavori ultimati.

Responsabilità dell’Appaltatore per i lavori non terminati

In una situazione di mancato completamento dei lavori, il committente ha la possibilità di agire legalmente contro l’appaltatore. Se il contratto prevedeva esplicitamente la conclusione dei lavori entro i termini necessari per beneficiare del Superbonus 110%, l’inadempimento da parte dell’appaltatore, che non ha ultimato i lavori nei termini, può costituire una violazione contrattuale grave. Quindi, chi paga per i lavori non ultimati alla scadenza del superbonus 110%? Da questo punto di vista il committente si trova a dovere sostenere in proprio i costi per terminare i lavori, beneficiando al più delle minori percentuali in vigore nel 2024 (70%) o 2025 (65%). Le possibilità sono nella sostanza due:

  1. l'appaltatore termina i lavori facendosi cedere il credito dell'anno di esecuzione (ad esempio al 70%) senza chiedere un corrispettivo ulteriore, nella sostanza riconoscendo il proprio ritardo che non può andare a danneggiare il committente;
  2. l'appaltatore non offre tale disponiblità: al committente non resta che far eseguire i lavori ad altro appaltatore, sostenendo i relativi costi e in particolare quelli non coperti dal bonus in corso. In questo caso, il committente può richiedere il risarcimento dei danni subiti, che può includere non solo la perdita del beneficio fiscale, ma appunto anche il costo aggiuntivo per completare i lavori. In definitiva è possibile richiedere il risarcimento per la differenza tra il 110% originariamente previsto e la percentuale inferiore riconosciuta in seguito alla scadenza dei termini (ad esempio, il 70% dal 2024). Se il ritardo dell’appaltatore ha causato il passaggio alla nuova aliquota ridotta, il committente potrebbe chiedere di essere risarcito per la differenza. Chiaramente è essenziale che ci fosse un impegno dell'appaltatore di cocludere i lavori entro il termine per poter utilizzare il superbonus in modo pieno.

Clausole Contrattuali e Prevenzione

Per prevenire tali situazioni, è essenziale che il contratto di appalto contenga clausole precise che obblighino l’appaltatore a rispettare i tempi previsti, con penalità per eventuali ritardi. Inoltre, il contratto dovrebbe prevedere meccanismi di tutela per il committente, come la possibilità di sospendere i pagamenti o di rescindere il contratto in caso di inadempimento. La redazione di clausole specifiche può proteggere il committente, permettendogli di agire con maggiore efficacia in caso di problemi.

La Sanatoria per i Lavori Non Completati e le Nuove Aliquote

Con l’introduzione del Decreto Legislativo n. 212/2023, il governo ha cercato di mitigare alcune delle problematiche legate ai lavori non completati. La normativa ha introdotto una sanatoria per i lavori non ultimati entro il 31 dicembre 2023, permettendo di mantenere l’aliquota del 110% per i lavori già realizzati e certificati. Tuttavia, questa sanatoria non copre i lavori avviati ma non conclusi entro la fine del 2023, lasciando i committenti esposti al rischio di dover restituire il credito fiscale per la parte di lavori non certificati.

Inoltre, dal 2024, l’aliquota del Superbonus scenderà al 70%, riducendosi ulteriormente al 65% nel 2025. Questo significa che per i lavori non completati entro il 2023, il committente dovrà farsi carico di una parte maggiore del costo dei lavori, con un impatto economico significativo, specialmente se l’appaltatore aveva garantito il completamento in tempo per beneficiare del 110%.

Conclusioni

Il Superbonus 110% ha rappresentato una grande opportunità per molti proprietari immobiliari, ma le complessità operative e giuridiche non possono essere sottovalutate. La mancata conclusione dei lavori può portare a conseguenze economiche rilevanti per i committenti, che potrebbero dover restituire il bonus e affrontare spese aggiuntive per completare i lavori.

Per proteggersi da tali rischi, è fondamentale che i committenti stipulino contratti dettagliati e si avvalgano dell’assistenza legale fin dall’inizio del progetto. Un avvocato esperto può aiutare a negoziare clausole contrattuali favorevoli, monitorare l’esecuzione dei lavori e, se necessario, agire contro l’appaltatore per ottenere il risarcimento dei danni. In un contesto così complesso e in continua evoluzione, la consulenza legale non è solo consigliabile, ma essenziale per garantire il successo del progetto e la piena fruizione dei benefici fiscali previsti.

Marco Ticozzi Avvocato Venezia

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