30 marzo 2025
Il Governo italiano ha recentemente introdotto con una nuova legge del marzo 2025 una riforma significativa in materia di cittadinanza italiana e ius sanguinis, approvando un pacchetto di misure volto a regolare in modo più stringente l’accesso alla cittadinanza per gli italo-discendenti residenti all’estero. Le nuove disposizioni non cancellano il principio dello ius sanguinis, ma lo ridefiniscono: d’ora in avanti, solo i discendenti entro la seconda generazione – cioè coloro che abbiano almeno un genitore o un nonno nato in Italia – potranno ottenere automaticamente la cittadinanza italiana. A ciò si aggiunge un requisito fondamentale, che però non è immediatamente in vigore: mantenere nel tempo un legame concreto con il Paese, esercitando uno dei diritti o doveri civici almeno ogni venticinque anni. La riforma mira a rafforzare il senso di appartenenza alla comunità nazionale, contrastando fenomeni di abuso e commercializzazione dei passaporti italiani, soprattutto in Paesi con un’alta presenza di oriundi. In allegato alla pagina è presente il PDF del decreto legge 28 marzo 2025 n. 36.

Un limite generazionale per ridurre gli automatismi e gli abusi
Uno degli snodi centrali della riforma riguarda la limitazione dell’automatismo nella trasmissione della cittadinanza per discendenza. La nuova disciplina stabilisce che solo chi ha almeno un genitore o un nonno nato in Italia potrà beneficiare della cittadinanza dalla nascita. Questa misura risponde all’esigenza di contrastare una tendenza crescente: la richiesta di cittadinanza da parte di persone con legami molto deboli o solo formali con l’Italia. Il governo ha inteso così riportare al centro dell’istituto della cittadinanza il concetto di partecipazione, responsabilità e appartenenza, scoraggiando strategie meramente opportunistiche, come quelle adottate da chi si reca temporaneamente in Italia solo per attivare le procedure di riconoscimento.
Chi potrà chiedere la cittadinanza secondo il nuovo decreto legge 28 marzo 2025 n 36?
La riforma sulla cittadinanza per una prima parte è già in vigore, essendo stata approvata con decreto legge 28 marzo 2025 n. 36 presente in PDF in allagato alla pagina. La norma prevede che dal 28 marzo 2025 le nuove richieste di cittadinanza (restano salve quelle già presentetate sulla base della pregressa disciplina) non potranno essere accolte per chi è nato all'estero anche prima del 28 marzo 2025 ed è in possesso di altra cittadinanza, salvo che ricorra una delle seguenti condizioni:
- un genitore o adottante cittadino è nato in Italia;
- un genitore o adottante cittadino è stato residente in Italia per almeno due anni continuativi prima della data di nascita o di adozione del figlio; un ascendente cittadino di primo grado dei genitori o degli adottanti cittadini è nato in Italia.
Le previsioni che potranno essere introdotte con il disegno di legge
Come detto, parte della riforma non è immediata ma verrà probabilmente attuata con l'approvazione di una legge. Al momento vi è solo un disegno di legge approvato contestualmente al decreto legge 28 marzo 2025 n 36 già in vigore. Il disegno di legge interviene sulle modalità di trasmissione della cittadinanza italiana, cercando un equilibrio tra due istanze di rilievo costituzionale:
- da un lato, la tutela del legame con le radici italiane e il sostegno all'immigrazione di ritorno dei discendenti degli emigrati;
- dall’altro, la necessità che il riconoscimento e la conservazione della cittadinanza siano collegati a un rapporto concreto con lo Stato italiano e il suo territorio.
In quest’ottica, vengono previste diverse misure:
- il figlio minorenne di cittadini italiani (qualora non sia già cittadino per legge) potrà ottenere la cittadinanza se nasce in Italia o se vi risiede per almeno due anni, previa una semplice dichiarazione di volontà da parte dei genitori;
- chi ha perduto la cittadinanza potrà riacquistarla, ma solo a condizione di risiedere in Italia per almeno due anni;
- resta inoltre confermata la possibilità, per coloro che abbiano almeno un nonno che è o è stato cittadino italiano, di diventare cittadini italiani dopo tre anni di residenza in Italia (a fronte dei cinque richiesti ai cittadini UE e dei dieci previsti per gli altri stranieri);
- infine, i coniugi di cittadini italiani potranno continuare ad accedere alla naturalizzazione, ma soltanto se effettivamente residenti sul territorio italiano.
Ius sanguinis e legame reale con lo Stato: l’obbligo dei 25 anni
Accanto alla limitazione generazionale, la riforma (anche questa parte però è oggetto di un disegno di legge e non ancora in vigore) introduce un nuovo criterio sostanziale: la necessità di mantenere nel tempo un legame concreto con l’Italia. I cittadini nati e residenti all’estero, infatti, dovranno dimostrare di aver esercitato almeno una volta ogni venticinque anni un diritto o dovere civico. Si tratta, ad esempio, del diritto di voto, del rinnovo del passaporto, dell’aggiornamento della carta d’identità o della regolarità fiscale e anagrafica. Questa previsione ha un forte valore simbolico e pratico: riconosce la pluralità delle forme di appartenenza e le radica in comportamenti attivi. La cittadinanza, quindi, non si esaurisce in un fatto ereditario, ma si rafforza e si legittima nel tempo attraverso azioni concrete che attestano l’interesse e la partecipazione alla vita pubblica italiana.
I numeri che giustificano la nuova legge del 2025 sulla cittadinanza: 60.000 procedimenti pendenti e un aumento del 40%
Il contesto in cui nasce la riforma è segnato da una crescita significativa delle richieste di cittadinanza provenienti dall’estero. Secondo i dati forniti dal Ministero degli Esteri, i cittadini italiani residenti all’estero sono aumentati da 4,6 milioni nel 2014 a 6,4 milioni nel 2024, con un incremento del 40% in dieci anni. In Paesi come l’Argentina, il Brasile e il Venezuela si è assistito a un vero e proprio boom: in Argentina, ad esempio, i riconoscimenti sono passati da 20.000 nel 2023 a 30.000 nel 2024. La situazione ha determinato una forte pressione sul sistema amministrativo e giudiziario italiano: si contano oltre 60.000 procedimenti giudiziari pendenti per l’accertamento della cittadinanza. In questo scenario, la riforma intende prevenire il rischio di frodi, scorciatoie procedurali e pratiche di “turismo della cittadinanza”, riportando equilibrio e serietà nel sistema.
La nuova procedura della riforma 2025: tutto passa alla Farnesina
Un ulteriore snodo della riforma che sarà attuata con l'approvazione del disegno di legge riguarda le modalità operative per ottenere il riconoscimento della cittadinanza italiana. La competenza, finora distribuita tra numerosi consolati, sarà accentrata in un ufficio speciale istituito presso la Farnesina. Questa centralizzazione, che entrerà a regime dopo una fase transitoria di circa un anno, risponde a due obiettivi: rendere le procedure più rapide ed efficienti e alleggerire il carico amministrativo dei consolati, che potranno così dedicarsi esclusivamente ai cittadini già riconosciuti. Il governo intende ottenere un effetto a catena: da un lato, semplificare e digitalizzare i processi; dall’altro, migliorare l’erogazione dei servizi consolari, oggi spesso rallentati proprio dall’alto numero di richieste di cittadinanza da parte di oriundi.
Una cittadinanza italiana fondata sull’identità, non solo sulla genealogia
La ratio che ispira questa riforma non è punitiva, ma selettiva. Il principio dello ius sanguinis viene preservato, ma riorientato in una prospettiva che valorizza la cittadinanza come relazione viva tra l’individuo e lo Stato. Le modifiche approvate mirano a distinguere chi ha un vero legame con l’Italia – culturale, sociale, civico – da chi cerca nel passaporto italiano un semplice strumento di vantaggio. In tal senso, il messaggio istituzionale è chiaro: la cittadinanza italiana non è un titolo ereditario incondizionato, ma un riconoscimento che comporta diritti e doveri, e che richiede coerenza, presenza e partecipazione.
Conclusione: il valore della cittadinanza italiana collegata allo ius sanguinis
Con l’adozione di questo nuovo impianto normativo, l’Italia si allinea a una visione diversa più della cittadinanza. Il principio dello ius sanguinis continua a vivere, ma viene accompagnato da strumenti che ne garantiscono un uso autentico e consapevole. La cittadinanza italiana ius sanguinis, così come riformulata, torna a essere espressione di un’identità consapevole, sostenuta da un legame attivo e durevole con il nostro Paese. Si tratta di un passo importante, non solo per la gestione amministrativa del fenomeno, ma anche per la tutela della dignità giuridica e simbolica della cittadinanza stessa.
FAQ – Domande frequenti sulla cittadinanza italiana e ius sanguinis
Che cos’è la cittadinanza italiana?
La cittadinanza italiana è lo status giuridico che riconosce una persona come appartenente alla Repubblica Italiana, con tutti i relativi diritti e doveri. Può essere acquisita per nascita, matrimonio, naturalizzazione o per discendenza (ius sanguinis).
Che cos’è lo ius sanguinis?
Ius sanguinis è un principio giuridico secondo cui la cittadinanza viene trasmessa per discendenza, ovvero da un genitore (o, in alcuni casi, da un nonno) cittadino italiano, indipendentemente dal luogo di nascita. È il criterio principale per il riconoscimento della cittadinanza italiana a molti italiani residenti all’estero o loro discendenti.
Cosa si intende con cittadinanza italiana ius sanguinis?
La cittadinanza italiana ius sanguinis è il riconoscimento della cittadinanza italiana a chi discende da cittadini italiani, anche se nato all’estero. Questo meccanismo ha permesso a milioni di italo-discendenti nel mondo di diventare cittadini italiani, ma la recente riforma ha introdotto limiti e condizioni più stringenti per garantirne l’autenticità.
Chi ha diritto oggi con la nuova riforma alla cittadinanza italiana ius sanguinis?
Con la nuova disciplina, ha diritto al riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis il figlio di cittadino italiano nei seguenti casi:
- se il genitore o adottante cittadino italiano è nato in Italia;
- se il genitore o adottante cittadino italiano è stato residente in Italia per almeno due anni continuativi prima della nascita o dell’adozione del figlio;
- se un ascendente cittadino italiano di primo grado dei genitori o degli adottanti è nato in Italia.
Cosa cambia con la nuova legge del 2025 sulla cittadinanza italiana per discendenza?
La riforma approvata nel marzo 2025 limita il riconoscimento automatico alla seconda generazione. Il disegno di legge parallelo dvrebbe potare all'obbligo di mantenere un legame concreto con l’Italia, esercitando almeno una volta ogni 25 anni uno dei diritti o doveri del cittadino (voto, rinnovo documenti, regolarità fiscale).
È ancora possibile ottenere la cittadinanza italiana se il legame familiare è più lontano?
Al momento è in vigore il decreto legge: occorrerà attendere l'approvazione del disegno di legge per capire se ci sarà spazio per diverse modalità per ottenere la cittadinanza.
Come si presenta la domanda di cittadinanza italiana ius sanguinis? Con la riforma del disegno di legge, la competenza dovrebbe passare a un nuovo ufficio centrale presso la Farnesina. In futuro non sarà più necessario rivolgersi ai consolati locali. Questo cambiamento è pensato per velocizzare le procedure e migliorare l’efficienza del sistema.

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