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Tecniche fraudolente usate al telefono: come agiscono i truffatori quando contattano la vittima spacciandosi per la banca

4 aprile 2025

Truffe telefoniche: se ti sei chiesto quale tecnica fraudolenta possa usare un malintenzionato quando contatta la propria vittima telefonicamente spacciandosi per una banca, sappi che si tratta di una truffa purtroppo sempre più diffusa. In questi casi il truffatore costruisce con cura una messinscena credibile, sfruttando la fiducia e l’urgenza per indurre la persona al telefono a compiere azioni che portano alla sottrazione di denaro dal conto corrente. Attraverso telefonate apparentemente provenienti ad esempio dalla banca, questi criminali riescono a ottenere codici dispositivi, accessi online e persino a far installare applicazioni di controllo remoto sul dispositivo della vittima. In questo articolo vedremo come riconoscere queste tecniche, cosa fare per difendersi e quali sono i diritti del cliente nel caso in cui sia stato ingannato da una telefonata truffaldina. Se hai ricevuto una chiamata sospetta o temi di esserci cascato, continua a leggere: conoscere queste modalità di frode è il primo passo per evitare danni e tutelare i propri risparmi.

Tecniche fraudolente contattare vittima telefonicamente spacciandosi per una banca

1. Quando un malintenzionato contatta la vittima fingendosi la banca

Tutto può cominciare con una telefonata che sembra del tutto normale. Il numero del chiamante può apparire identico a quello ufficiale della banca o di un ente istituzionale, grazie a sofisticate tecniche di falsificazione del numero che rendono difficile distinguere tra una chiamata autentica e una potenzialmente pericolosa. La persona dall’altro capo del telefono si presenta con tono gentile e professionale, spiega di appartenere a un ufficio frodi o a un reparto sicurezza e informa la vittima che ci sono stati movimenti sospetti sul conto corrente. A quel punto la comunicazione si trasforma in un susseguirsi di passaggi in cui la vittima, confusa ma fiduciosa, viene guidata passo dopo passo fino a fornire dati sensibili, accedere alla propria area online, confermare operazioni che in realtà non avrebbe mai voluto compiere. Questa modalità di contatto sfrutta non solo la tecnologia ma anche la psicologia: una voce umana, percepita come competente e rassicurante, riesce a instaurare un rapporto di fiducia immediato, soprattutto se accompagnata da informazioni che sembrano autentiche e dettagliate. È in questo contesto che il truffatore riesce a far leva sulla paura, sull’urgenza e sulla buona fede della vittima per portare a termine l’inganno.

2. Truffe telefoniche: Una trappola costruita con calma, fiducia e fretta

Il successo di queste truffe telefoniche si basa su un equilibrio sottile ma potentissimo: costruire fiducia, creare urgenza e agire prima che la vittima abbia il tempo di riflettere. Il truffatore non alza mai la voce, non usa toni minacciosi, ma parla con calma, come farebbe un vero professionista preoccupato per la sicurezza del cliente. Racconta una storia credibile, spesso legata a un tentativo di frode in corso o a una procedura di blocco da attivare con urgenza. La vittima si sente protetta, ascoltata, seguita da qualcuno che sta cercando di aiutarla a salvaguardare i propri soldi. Ed è proprio questo il passaggio più pericoloso, perché una volta instaurata la fiducia e indotta la sensazione di dover agire subito, anche una persona razionale e prudente può arrivare a compiere azioni che in circostanze normali avrebbe giudicato rischiose. Inserire un codice, confermare un bonifico, installare un’app suggerita al telefono diventano gesti apparentemente sicuri ma in realtà pilotati da chi, dall’altra parte, sta orchestrando una truffa sofisticata. Quando la vittima si accorge di ciò che è accaduto, è spesso troppo tardi, e si trova a dover spiegare come sia stato possibile autorizzare consapevolmente un’operazione che ha portato alla sottrazione di tutto il denaro presente sul conto.

3. Come agisce chi usa una tecnica fraudolenta al telefono

Capire che si è di fronte a una tecnica fraudolenta non è semplice quando chi chiama è convincente, parla con sicurezza e conosce anche alcuni dettagli reali sul conto o sull’identità della vittima. Proprio questi elementi contribuiscono a creare l’illusione che la chiamata sia autentica, mentre invece si tratta di un’operazione costruita ad arte per manipolare il comportamento della persona al telefono. Una delle caratteristiche principali di queste truffe è il senso di urgenza: viene detto che è in corso un bonifico sospetto, che qualcuno ha violato l’accesso online o che è necessario confermare subito la propria identità per evitare il blocco del conto. In questo clima di pressione emotiva, la vittima è più vulnerabile e può non riconoscere i segnali che dovrebbero far scattare il campanello d’allarme, come la richiesta di comunicare codici OTP, PIN, password o altre credenziali riservate. Un altro indizio tipico è l’invito a installare sul telefono o sul computer un’app di controllo remoto, con la scusa di essere seguiti da un operatore tecnico: ma in realtà si tratta di software che consentono al truffatore di prendere il controllo completo del dispositivo. Imparare a riconoscere queste modalità, anche se apparentemente plausibili, è fondamentale per interrompere il meccanismo prima che sia troppo tardi.

4. Responsabilità e casi reali: quando la banca deve rimborsare

Quando si affrontano situazioni di truffa bancaria realizzate tramite contatto telefonico, la domanda che molti si pongono è se la banca sia responsabile e obbligata a rimborsare quanto sottratto. La questione, in realtà, non ha una risposta immediata e va analizzata caso per caso, perché ogni situazione presenta dinamiche e sfumature diverse. In generale, l’ordinamento giuridico italiano tutela il cliente che subisce un’operazione non autorizzata, prevedendo l’obbligo di rimborso da parte dell’istituto bancario. Tuttavia, questa tutela non è assoluta: la banca può sottrarsi a tale obbligo se dimostra che il cliente ha agito con colpa grave. Questo significa che la condotta dell’utente viene messa sotto esame, e il giudice valuta se vi siano stati comportamenti particolarmente imprudenti o negligenti. In alcuni casi, ad esempio, è stato riconosciuto il diritto al rimborso per clienti che hanno comunicato dati sensibili al telefono, ingannati da un numero falso identico a quello della propria banca e da un linguaggio tecnico perfettamente credibile. In altri, invece, il rimborso è stato negato quando è emerso che il cliente aveva ignorato segnali evidenti di pericolo, come link sospetti o richieste ripetute di codici. Il confine tra ingenuità e trascuratezza è sottile e il giudizio può cambiare anche in base alla capacità del truffatore di rendere plausibile la propria messinscena.

5. Le tecniche usate dai malintenzionati per svuotare un conto della banca via telefono

Nel corso degli ultimi anni si sono perfezionate diverse modalità con cui un malintenzionato riesce a svuotare il conto corrente di una vittima utilizzando una semplice telefonata. Non si tratta più di frodi casuali o grossolane, ma di veri e propri attacchi mirati in cui vengono impiegate tecniche fraudolente ben studiate. Uno degli strumenti più diffusi è il cosiddetto vishing, una variante del phishing che si basa proprio sulla voce e sull’interazione diretta. Il truffatore si presenta come operatore dell’ufficio antifrode o come tecnico informatico, sfrutta informazioni personali raccolte in precedenza per accreditarsi e costruisce un contesto in cui la vittima si sente protetta e accompagnata nella risoluzione di un problema urgente. Spesso la chiamata è preceduta o accompagnata da SMS apparentemente autentici, oppure da notifiche false che simulano alert di sicurezza. In alcuni casi il truffatore invita a installare un’applicazione con cui seguirà passo per passo la messa in sicurezza del conto, mentre in realtà acquisisce il controllo remoto del dispositivo. Tutte queste tecniche puntano a ottenere una cooperazione attiva della vittima, che finisce per autorizzare operazioni dispositive credendo di proteggere i propri risparmi. Il linguaggio usato è tecnico ma rassicurante, il tono è pacato e l’interazione è studiata per abbattere qualsiasi diffidenza, portando la persona a collaborare fino a consegnare senza rendersene conto le chiavi del proprio conto.

6. La colpa grave del cliente: un concetto difficile da definire

Quando si parla di responsabilità e rimborso dopo una truffa bancaria, la nozione di colpa grave del cliente assume un ruolo centrale, ma spesso resta difficile da inquadrare in termini concreti. Non si tratta infatti di un concetto automatico né tantomeno di una valutazione standard, perché la giurisprudenza italiana richiede che il comportamento dell’utente venga esaminato in modo approfondito, alla luce delle circostanze specifiche. La colpa grave non è una semplice disattenzione né un momento di ingenuità: deve consistere in una condotta particolarmente negligente, tanto evidente da apparire ingiustificabile per una persona media. Tuttavia, la linea che separa un errore umano da una negligenza grave non è sempre chiara. In alcuni casi, ad esempio, è stato ritenuto che fornire un codice OTP per telefono potesse rappresentare una colpa grave solo se accompagnato da altri elementi di superficialità, come aver ignorato ripetuti avvisi della banca o aver agito senza alcuna verifica. In altri casi, invece, il contesto della truffa – numero camuffato, linguaggio tecnico, informazioni personali in possesso del truffatore – ha indotto il giudice a ritenere che la vittima fosse stata tratta in inganno con modalità tali da escludere ogni responsabilità. La valutazione, dunque, è sempre discrezionale e deve tener conto del grado di sofisticazione dell’inganno e della reazione, più o meno plausibile, della persona coinvolta.

7. Cosa fare subito dopo una telefonata sospetta

Quando si riceve una telefonata in cui viene chiesto di fornire dati sensibili, autorizzare operazioni bancarie o installare applicazioni per la sicurezza del conto, è fondamentale riconoscere immediatamente il possibile rischio e agire senza esitazioni. Il primo passo, se si ha anche solo il dubbio di essere stati vittima di una tecnica fraudolenta, è bloccare l’accesso al conto corrente, disattivando le credenziali di accesso e contattando subito la banca per segnalare l’accaduto. Parallelamente è importante sporgere denuncia presso le autorità competenti, preferibilmente la polizia postale, fornendo ogni dettaglio utile: numero di telefono del chiamante, contenuto della conversazione, eventuali SMS ricevuti, operazioni effettuate sotto pressione o inganno. Questi elementi saranno fondamentali anche in una fase successiva, qualora si intenda ottenere il rimborso delle somme sottratte. È altrettanto importante rivolgersi a un legale con esperienza in questo tipo di contenzioso, che possa affiancare la vittima nella redazione del reclamo alla banca, nella ricostruzione dei fatti e nell’eventuale azione legale o procedimento presso l’Arbitro Bancario Finanziario. In questi casi il tempo è un fattore decisivo: intervenire nelle prime ore può fare la differenza, non solo per bloccare eventuali trasferimenti ancora in corso, ma anche per dimostrare di aver agito con la necessaria diligenza e di non aver contribuito con la propria condotta alla realizzazione della truffa.

8. Conclusione: consapevolezza e azione tempestiva fanno la differenza

Le truffe telefoniche rappresentano oggi una delle minacce più subdole per chi gestisce il proprio conto online, perché non si basano solo su strumenti informatici ma sfruttano soprattutto la fiducia e l’emotività delle persone. Sapere che anche una semplice telefonata può celare un raggiro ben studiato, e che anche le persone più attente possono cadere vittima di un inganno costruito ad arte, è il primo passo per aumentare la propria capacità di difesa. Nessuno è davvero al sicuro se non è informato, e proprio per questo è essenziale diffondere consapevolezza, riconoscere i segnali tipici di una truffa e sapere quali sono i propri diritti. Se da un lato i truffatori affinano continuamente le loro strategie, dall’altro la normativa offre tutele importanti per chi agisce con prudenza e tempestività. Reagire subito, raccogliere le prove e contestare formalmente l’operazione alla banca sono azioni che possono evitare danni maggiori e spesso portare al riconoscimento del rimborso. La consapevolezza non elimina il rischio, ma permette di affrontarlo con strumenti più solidi e con la possibilità concreta di recuperare quanto perso.

Marco Ticozzi Avvocato Venezia

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