25 aprile 2025
Cos’è il referendum cittadinanza e cosa cambia per chi vive in Italia? L’8 e 9 giugno 2025 si vota per modificare i requisiti di residenza per ottenere la cittadinanza italiana. Attualmente sono richiesti 10 anni di residenza legale; il referendum propone di ridurre a 5 il perido di residenza. In questo articolo analizziamo i dettagli del quesito, le implicazioni legali e pratiche, e cosa potrebbe significare per migliaia di residenti stranieri e le loro famiglie.

Il referendum cittadinanza: cos’è e cosa prevede
L’8 e il 9 giugno 2025 gli elettori italiani saranno chiamati a esprimersi su un quesito che potrebbe modificare sensibilmente l’accesso alla cittadinanza per chi risiede stabilmente in Italia. Il referendum cittadinanza è stato promosso da diverse realtà civiche e associative per proporre una riduzione del periodo di residenza legale necessario per poter richiedere la cittadinanza italiana: dagli attuali 10 anni a 5 anni.
Il quesito referendario ha ricevuto l’approvazione della Corte di Cassazione e ha superato il vaglio di ammissibilità della Corte Costituzionale, aprendo così la strada al voto popolare. La proposta si rivolge principalmente agli stranieri extracomunitari che vivono da lungo tempo in Italia, molti dei quali perfettamente integrati nel tessuto sociale e lavorativo, ma ancora privi di piena cittadinanza e dei diritti politici ad essa collegati.
Il cuore della questione è proprio questo: è giusto mantenere un requisito di dieci anni di residenza per acquisire la cittadinanza italiana? Oppure un periodo più breve, come i cinque anni proposti, sarebbe più equo e coerente con i principi di inclusione? Le risposte a queste domande non sono solo giuridiche, ma anche politiche e culturali, e il referendum rappresenta uno strumento per portare il dibattito direttamente ai cittadini.
I requisiti attuali per ottenere la cittadinanza italiana
Per valutare l’impatto potenziale del referendum cittadinanza, è utile partire dal quadro normativo attualmente in vigore. La cittadinanza italiana può essere concessa per naturalizzazione agli stranieri che abbiano risieduto legalmente e continuativamente in Italia per almeno dieci anni, come previsto dalla Legge n. 91 del 1992. Questo termine rappresenta la regola generale ed è tra i più lunghi in Europa.
Esistono tuttavia diverse eccezioni. I cittadini dell’Unione Europea possono fare richiesta dopo quattro anni di residenza. Il termine si riduce a cinque anni per i rifugiati politici e gli apolidi, ma va precisato che tale periodo decorre dalla data di riconoscimento dello status, e non dalla semplice presenza in Italia. Ancora, sono sufficienti tre anni per gli stranieri con ascendenza italiana fino al secondo grado, o per chi è nato in Italia da genitori stranieri anch’essi nati nel territorio nazionale.
Un discorso a parte merita la cittadinanza per matrimonio o unione civile con un cittadino italiano. In questo caso, è possibile presentare la domanda dopo due anni di residenza legale in Italia dalla data del matrimonio, oppure dopo tre anni se si risiede all’estero. I tempi si dimezzano – rispettivamente a un anno o un anno e mezzo – in presenza di figli nati o adottati dalla coppia.
La procedura referendaria in Italia: come funziona
Il referendum abrogativo, come previsto dall’articolo 75 della Costituzione italiana, permette ai cittadini di richiedere l’abrogazione totale o parziale di una legge o di un atto avente forza di legge. Perché si possa procedere con il voto, è necessario che vengano raccolte almeno 500.000 firme di elettori oppure che cinque Consigli regionali ne facciano richiesta. Una volta raccolte, le firme vengono verificate dalla Corte di Cassazione, mentre la Corte Costituzionale valuta l’ammissibilità del quesito.
Nel caso del referendum cittadinanza, entrambe le verifiche sono già avvenute con esito positivo. Resta ora da superare l’ultima soglia: quella del quorum. Affinché il referendum sia valido, è necessario che si rechi alle urne almeno il 50% più uno degli aventi diritto al voto. In caso contrario, anche se la maggioranza dei votanti si esprimesse per l’abrogazione della norma attuale, il risultato non avrebbe effetti giuridici.
L’impatto del referendum sui minori stranieri
Uno degli aspetti più discussi del referendum cittadinanza riguarda le sue ricadute sui minori stranieri, specialmente quelli nati o cresciuti in Italia. Sebbene il quesito referendario non riguardi direttamente lo ius soli o lo ius culturae – cioè l’accesso alla cittadinanza per chi nasce o studia in Italia – la riduzione a cinque anni del requisito di residenza potrebbe indirettamente semplificare anche il percorso per molti minori.
Attualmente, un minore straniero nato in Italia da genitori non italiani non acquisisce automaticamente la cittadinanza. Tuttavia, può richiederla al compimento dei diciotto anni se ha risieduto legalmente e ininterrottamente in Italia fino a quel momento. In pratica, questo crea una finestra molto stretta per la domanda e spesso richiede una documentazione puntuale che non tutte le famiglie sono in grado di produrre.
Ridurre il requisito generale di residenza da dieci a cinque anni avrebbe l’effetto di rendere accessibile la cittadinanza anche ai genitori in tempi più brevi. E quando uno dei genitori diventa cittadino italiano, anche i figli minori conviventi ottengono automaticamente la cittadinanza, ai sensi dell’art. 14 della legge n. 91/1992.
Le posizioni dei promotori e dei contrari alla riforma
Il dibattito attorno al referendum cittadinanza ha acceso le opinioni pubbliche, politiche e giuridiche, dividendo il Paese su una questione tutt’altro che tecnica. I promotori – tra cui figurano associazioni per i diritti civili, organizzazioni religiose, sindacati e gruppi di cittadini – sostengono che dieci anni di attesa rappresentino una soglia sproporzionata e spesso penalizzante per persone perfettamente integrate nella società italiana.
Dal punto di vista dei promotori, accorciare il tempo necessario per la richiesta della cittadinanza da dieci a cinque anni renderebbe più coerente l’accesso ai diritti con la reale appartenenza alla comunità. È un tema che riguarda la partecipazione democratica, l’inclusione e anche la stabilità giuridica di chi vive da anni in Italia, spesso contribuendo al Paese sotto il profilo fiscale, lavorativo e sociale.
Dall’altra parte, i contrari alla riforma mettono in evidenza il rischio di una “cittadinanza facile” concessa a soggetti che non avrebbero ancora dimostrato un sufficiente livello di integrazione. Alcune forze politiche hanno espresso il timore che una riduzione del tempo di attesa possa trasformarsi in una sanatoria generalizzata, senza garanzie reali sull’adesione ai valori costituzionali. Vi è anche chi ritiene che l’attuale periodo di dieci anni sia già un filtro necessario per garantire l’effettiva volontà e stabilità di chi intende diventare cittadino italiano.
Tempi e modalità di voto: cosa sapere per l’8 e 9 giugno
Il referendum cittadinanza si terrà nelle giornate dell’8 e 9 giugno 2025, in concomitanza con il secondo turno delle elezioni amministrative nei comuni in cui è previsto il ballottaggio. In molte realtà locali, infatti, le elezioni comunali si svolgeranno in due turni, e il referendum si svolgerà contemporaneamente al secondo.
I seggi saranno aperti dalle ore 7:00 alle 23:00 di domenica 8 giugno e dalle 7:00 alle 15:00 di lunedì 9 giugno. Gli elettori riceveranno una scheda separata per il quesito referendario, nel quale sarà chiesto di esprimere un voto “Sì” per l’abrogazione della norma che prevede dieci anni di residenza per la richiesta della cittadinanza, oppure “No” per mantenerla invariata.
Potranno votare tutti i cittadini italiani maggiorenni iscritti nelle liste elettorali. Gli stranieri residenti in Italia non hanno diritto di voto, anche se saranno tra i soggetti direttamente interessati da un’eventuale modifica normativa. Per questo motivo, nelle settimane precedenti al voto, è probabile che si moltiplichino le campagne di informazione rivolte agli elettori italiani, con l’obiettivo di spiegare nel dettaglio contenuto e conseguenze del referendum.
Le implicazioni giuridiche della modifica normativa
Se il referendum cittadinanza dovesse approvare l’abrogazione della norma attuale, l’effetto giuridico diretto sarebbe la modifica del requisito di residenza per gli stranieri extracomunitari che intendono richiedere la cittadinanza italiana. In termini tecnici, si tratterebbe di un intervento abrogativo che inciderebbe sull’art. 9, comma 1, lettera f), della legge n. 91/1992, riducendo il termine da dieci a cinque anni. La misura non introdurrebbe un nuovo diritto, ma renderebbe più accessibile quello esistente, abbassando la soglia temporale richiesta.
Dal punto di vista del sistema giuridico, questa modifica potrebbe determinare un aumento significativo delle domande di cittadinanza da parte di persone che, pur risiedendo da anni in Italia, non hanno ancora maturato il requisito decennale. Sarà quindi necessario un adeguamento delle prassi amministrative presso le Prefetture, che già oggi gestiscono tempi molto lunghi per l’istruttoria delle domande, spesso superiori ai due anni.
Cittadinanza e integrazione: riflessioni sul contesto sociale
Il dibattito sulla cittadinanza non riguarda solo gli aspetti formali e giuridici, ma tocca profondamente il concetto di appartenenza, identità e integrazione. In Italia vivono stabilmente milioni di persone nate all’estero o da genitori stranieri, molte delle quali parlano perfettamente la lingua, lavorano regolarmente, pagano le tasse e partecipano attivamente alla vita sociale. Tuttavia, non sono cittadini italiani e, come tali, restano escluse da alcuni diritti fondamentali, in primis il diritto di voto.
Ridurre il requisito da dieci a cinque anni potrebbe rappresentare, per molti, un passo verso un modello più inclusivo. Tuttavia, questo richiede una riflessione più ampia. Qual è il significato della cittadinanza oggi? Deve essere solo un riconoscimento formale o anche un riconoscimento sostanziale di un percorso di integrazione già avvenuto? Su questi temi, il referendum ha riaperto una discussione pubblica che coinvolge non solo giuristi e politici, ma anche scuole, associazioni e famiglie.
Conclusioni: valutazioni e prospettive future
Il referendum cittadinanza rappresenta una rara occasione in cui i cittadini italiani sono chiamati a esprimersi direttamente su una questione che, pur non riguardandoli in prima persona, incide sulla struttura civile e culturale del Paese. La riduzione del termine di residenza da dieci a cinque anni potrebbe agevolare il percorso verso la cittadinanza per migliaia di persone che vivono in Italia da tempo e si sentono parte integrante della comunità.
Dal punto di vista giuridico, si tratterebbe di una modifica puntuale ma dal forte impatto sistemico. È prevedibile un aumento delle domande di cittadinanza, con la conseguente necessità di rafforzare le strutture amministrative preposte. Politicamente, il risultato del referendum sarà anche un segnale sul tipo di società che gli elettori italiani vogliono contribuire a costruire: più inclusiva o più selettiva.
FAQ sul referendum cittadinanza
Cos’è il referendum sulla cittadinanza?
È una consultazione popolare prevista per l’8 e 9 giugno 2025. Attraverso il referendum cittadinanza, i cittadini italiani saranno chiamati a decidere se abrogare la norma che richiede dieci anni di residenza legale per ottenere la cittadinanza italiana da parte di cittadini stranieri extracomunitari. Se vincerà il “Sì”, il termine sarà ridotto a cinque anni.
Chi può votare al referendum cittadinanza?
Possono votare esclusivamente i cittadini italiani maggiorenni iscritti nelle liste elettorali. I cittadini stranieri residenti in Italia, pur essendo interessati dagli effetti della consultazione, non hanno diritto di voto.
Se il referendum passa, la modifica è immediata?
L’esito positivo del referendum comporta l’abrogazione della norma vigente. generalmente l'abrogazione di una norma non ha effetto retroattivo.
Il referendum riguarda anche i minori stranieri?
No, formalmente il quesito non modifica la normativa specifica per i minori. Tuttavia, l’eventuale accesso alla cittadinanza da parte di uno dei genitori può estendersi anche ai figli minorenni conviventi, ai sensi dell’art. 14 della legge n. 91/1992.
Chi beneficia della riduzione a cinque anni di residenza?
Tutti i cittadini stranieri extracomunitari residenti legalmente e continuativamente in Italia, a prescindere dalla loro nazionalità o dalla tipologia di permesso di soggiorno, potrebbero presentare domanda dopo cinque anni, se il referendum dovesse essere approvato.
Cosa succede se il referendum non raggiunge il quorum?
In tal caso, il referendum cittadinanza sarà dichiarato non valido e la norma attuale resterà in vigore. È necessario che si rechi a votare almeno il 50% più uno degli aventi diritto per rendere efficace il risultato.

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